10 Aprile 2025
Italo Carli, Head of Arte Generali Italia, in occasione dell’evento “ProArea”, è stato intervistato da Il Giornale d’Italia
Qual è il significato del lancio della suite di strumenti digitali per il settore Fine art per voi e per il mercato dell'arte?
“È un momento molto importante. Il mondo dell’arte, fino ad oggi, ha operato prevalentemente attraverso documenti cartacei, email e strumenti tradizionali. Noi stiamo cercando di offrire strumenti digitali ai nostri intermediari e a tutti coloro che collaborano con noi, per supportare meglio i clienti e accrescere la consapevolezza dei rischi. Da un lato, si tratta di comprendere il valore delle opere — un valore che può essere economico, identitario o simbolico, ma che necessita comunque di una quantificazione economica per poter essere assicurato. Dall’altro, è fondamentale analizzare i rischi, ossia le condizioni in cui le opere vengono conservate. In questo senso, forniamo anche suggerimenti per proteggerle: l’assicurazione è qualcosa che, idealmente, non si vorrebbe mai dover usare, ma che è essenziale avere, perché i rischi non possono essere eliminati del tutto”.
Quanto è importante ancora l'apporto umano con l'utilizzo di questi strumenti di intelligenza artificiale? Come funzionano Wondeur AI, ProCollect e ProRisk e che vantaggi offrono ai professionisti del settore?
“L’apporto umano resta fondamentale. Tutti gli strumenti che mettiamo a disposizione sono pensati per fornire più informazioni e documentazione ai professionisti del settore. Per svolgere questo lavoro con consapevolezza è infatti necessario possedere molteplici competenze: storico-artistiche, fisico-chimiche, architettoniche, ma anche conoscenze specifiche sui rischi e sui metodi di protezione. È un insieme di competenze rare, che richiede la raccolta e l’organizzazione di numerose informazioni per ottenere una visione concreta, reale e operativa. Oggi, nel 2025, possiamo contare su strumenti digitali che ci aiutano in questo compito. Wondeur è uno strumento straordinario che consente di stimare i valori e i potenziali valori di riacquisto di un’opera: ed è proprio questo che noi, come assicuratori, andiamo a coprire. Non possiamo evitare i danni, ma possiamo contribuire a ridurli. ProRisk, invece, ci aiuta a comprendere e restituire al cliente un feedback sulle condizioni di conservazione delle opere, un aspetto cruciale. Infine, ProCollect è un sistema di gestione delle collezioni: il cliente non deve solo essere compreso in un dato momento, ma la situazione evolutiva dei valori e delle condizioni va monitorata nel tempo. È dunque fondamentale avere una gestione operativa e professionale della collezione”.
Quali sono i prossimi obiettivi di Arte Generali in termini di innovazione e supporto alla clientela?
“I primi obiettivi sono mettere a disposizione questi strumenti attraverso una rete distributiva. Per farlo non basta disporre della tecnologia: serve un importante lavoro di preparazione e supporto. Questo non significa solo formazione — che pure è necessaria e operativa — ma anche promuovere una maggiore consapevolezza, affinché la rete sappia quali strumenti ha a disposizione e acquisisca fiducia nell’affrontare questi temi con competenza”.
Come il contesto geopolitico e finanziario incerto sta influenzando il mercato assicurativo delle opere d'arte?
“E’ difficilissimo dare una risposta, anche perché il nostro è un comparto piuttosto residuale rispetto all’intero mondo assicurativo, e dunque gli effetti delle “tempeste” arrivano con un certo ritardo. Tuttavia, qualche segnale si avverte, perché comunque c'è uno stretto legame col mondo finanziario, quindi un impatto potenzialmente sui beni rifugio. Questo lo vediamo parzialmente, perché molte volte noi assicuriamo gli stock che sono generati nel tempo.
Lo vediamo, ad esempio, nell’interesse crescente per l’Italia: nel nostro segmento, registriamo un fenomeno — relativamente contenuto, ma significativo — di stranieri che si trasferiscono in Italia, acquistano dimore che sono esse stesse beni culturali, oppure portano con sé intere collezioni. È una tendenza che abbiamo iniziato a osservare con sempre maggiore frequenza”.
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