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Padoan (Unicredit): "La Capital Markets Union è indispensabile per l'Europa ma superare le difficoltà è una sfida complessa"

L'intervento di Pier Carlo Padoan, Presidente di Unicredit: "Per fare progressi sono necessarie tre condizioni: la consapevolezza continua della situazione macroeconomica; l'attenzione alla condizione microeconomica e l'importanza dell'azione collettiva"

11 Marzo 2025

Pier Carlo Padoan, Presidente di Unicredit, in occasione dell'evento "Corporate Governance and Capital Market for Competitive and Sustainable Europe" organizzato da Assonime, ha dichiarato:

"Oggi direi che siamo tornati al punto di partenza. La Capital Markets Union è necessaria, è indispensabile, ma è difficile. Credo che il compito delle conversazioni di oggi sia anche quello di fare qualche passo avanti nello spiegare perchè è difficile, o se volete, come può essere superata la difficoltà. Enrico ci ha dato un'idea molto importante e forte, e cercherò di tradurla: non c’è mai stato un allineamento così positivo per portare avanti il processo di integrazione come quello attuale. Questo elemento, molto spesso, viene dimenticato o non viene concretamente realizzato, ma è indispensabile per fare passi avanti e per argomentare ulteriormente questa mia affermazione propongo una tripartizione per spiegare meglio questa situazione. Ci sono tre ordini di condizioni che devono allinearsi affinché si possano fare passi avanti:

Prima condizione: una condizione macroeconomica ben nota a tutti. L'Europa da tempo si trova in una situazione di semi stagnazione e non dà segni di uscirne. Se guardiamo le grandezze macroeconomiche che descrivono questa situazione, vediamo subito il problema dell'investimento, con l’eccesso di risparmio che regolarmente l'Europa regala, in particolare verso gli Stati Uniti. Siamo un’economia che produce ricchezza, ma che poi la perde. Potrei estendere questo discorso ad altri aspetti di questa ricchezza, ma questa è la questione centrale. Sembrerebbe banale, ma per superare le difficoltà bisogna riproporre continuamente questa consapevolezza.

Seconda condizione: ci devono essere anche condizioni microeconomiche, e macroeconomiche, le prime riguardano la regolazione e la disponibilità di strumenti. Abbiamo capito che l'Europa regola troppo, o forse regola male. Abbiamo compreso che c'è bisogno di strumenti di allocazione del risparmio più sofisticati di quelli che l'Europa ha a disposizione. È necessario utilizzare con coraggio e creatività lo strumento fiscale per modificare il sistema di incentivi. In fondo, le tasse servono a cambiare il sistema di allocazione e gli incentivi. Pertanto, il secondo ordine di condizioni necessarie per andare avanti riguarda proprio la dimensione microeconomica, che comprende sia l’aspetto regolatorio che quello di modifica degli strumenti finanziari.

Terza condizione: questo punto è forse il più difficile da sintetizzare, ma è anche il più fondamentale. Lo metterei sotto il capitolo dell'azione collettiva. Da economisti, ci hanno sempre insegnato fin da bambini che l’integrazione è un potentissimo veicolo di crescita e di produzione di ricchezza. La grande intuizione dell’Europa è quella di andare avanti con l'integrazione, magari spinta da fattori di crisi. Tuttavia, c’è sempre il rischio di fallimento nell'azione collettiva, perché in Europa, da un lato, crediamo che più integrazione sarebbe un bene positivo, ma dall'altro, non facciamo nulla per andare avanti. Così, riproduciamo a livello nazionale degli ostacoli. Pensiamo, per esempio, al fenomeno bancario: come possiamo dire che siamo in una banca, o in un altro istituto bancario, quando spostare liquidità o capitali è così difficile?  E questo succede soprattutto perché nessuno vuole fare il primo passo. Molti preferiscono fare un passo indietro. Ogni volta che affrontiamo questo problema, manca il terzo elemento. Per produrre beni pubblici europei, come io sostengo pienamente, bisogna superare questo fallimento dell'azione collettiva, che è sempre stato un ostacolo. Se si guarda la storia delle grandi istituzioni, la costruzione di istituzioni internazionali che hanno funzionato si basa sempre sul fatto che c’è stata una spinta che ha superato i fallimenti dell'azione collettiva, andando oltre e producendo qualcosa che prima non c’era, ma che si basa su criteri ben noti.

Oggi ci troviamo di fronte a una situazione in cui siamo tutti consapevoli della necessità di avere più crescita, e cosa significa questo? Significa una macroeconomia più flessibile."

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