13 Gennaio 2025
Valerio De Molli, CEO & Managing Partner di TEHA, in occasione della conferenza stampa "Il ruolo guida della Distribuzione Moderna e della Marca del Distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare" tenutasi a Palazzo Parigi è stato intervistato da Il Giornale d'Italia
Quali sono i principali dati che sono emersi dal position paper che evidenziano il ruolo della distribuzione moderna nella transizione sostenibile della filiera agroalimentare?
"Sono molto orgoglioso come TEHA, che da otto anni è partner strategico di ADM, di Federdistribuzione, di Fiere Bologna per l'apertura del Forum della Fiera Marca che va in onda fra pochi giorni a Bologna. Quest'anno, come dicevo nella conferenza stampa, si tratta di stendere non un fil rouge, ma un fil green che attraversa in una chiave di lettura sistematica il rapporto produttori della marca del distributore e distribuzione moderna organizzata.
Lo facciamo con tre lenti di ingrandimento, quella economica, quella sociale e quella ambientale. In quella economica evidenziamo come su quattro parametri ci siano delle sovra performance molto significative del sottoinsieme del cluster dei produttori per la marca del distributore rispetto al resto dell'industria alimentare. Questa sovra performance si misura su quattro dimensioni: fatturato, valore aggiunto, dipendenti creati e nuovi posti di lavoro e quarta la dimensione degli investimenti che vengono fatti. Su tutte e quattro le dimensioni la sovra performance del cluster delle aziende industriali manifatturiere esposte alla marca del distributore ha un multiplo per due e per undici rispetto al resto dell'industria, dove per undici sono gli occupati e per due il fatturato. Secondo cluster è quello sociale, nel quale dimostriamo come un'analisi estesa della grande distribuzione a monte e a valle, evidenzia come l'impatto sul sistema del Paese sia del 10% del PIL è di 3 milioni circa di occupati.
È l'industria di gran lunga prevalente nell'ecosistema industriale del Paese. A proposito di impatto sociale, questo cluster, che sono per la distribuzione in senso stretto mezzo milione di persone, sovraperforma il resto sul piano degli occupati giovani e donne. Terzo è quello ambientale, nel quale dimostriamo come un'esposizione crescente di responsabilità green dell'ecosistema di produttori per la distribuzione moderna mette in evidenza quello che viene tecnicamente definito "scope tre" sul piano della filiera agrifood del Paese, che ci porterebbe a un 15% di riduzione della CO2, che significano 3 miliardi e mezzo di risparmi per il Paese, quindi sono evidenze molto significative e di grande impatto."
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