27 Settembre 2024
Frederik Geertman, Amministratore Delegato di Banca Ifis, in occasione dell'evento NPL Meeting 2024, ha dichiarato:
"Gli ultimissimi dati di produzione industriale indicano che, in particolare in certi settori, vediamo un po' di contrazione della produzione, ma questa cosa non pare essersi ancora assolutamente espressa in un problema nei bilanci delle banche italiane. Quindi in Italia possiamo solo constatare che c'è una situazione davvero positiva sia del sistema bancario sia dell'industria del recupero crediti."
Lei ha detto che l'industria deve adattarsi ai cambiamenti normativi e di mercato. Può spiegare meglio?
"L'industria ha vissuto diverse ere. Abbiamo visto che nei primi anni in cui le banche hanno cominciato a vendere, le transazioni erano molto rilevanti. Le banche italiane in due anni hanno venduto tra il 2017 e il 2018 complessivamente 150 miliardi di euro di crediti. Adesso l'intensità di queste transazioni è diminuita, pensiamo nei prossimi tre anni, partendo dal 2024, 70 miliardi complessivamente. Per cui abbiamo meno offerta di crediti problematici sul mercato primario. Questo vuol dire più focalizzazione sullo stock che c'è in essere, maggiore transazione anche tra gli investitori che hanno già comprato questi crediti, dove ciascuno magari si focalizza di più sulla propria specializzazione, e la sistemazione di alcune cartolarizzazioni anche con garanzia pubblica, che sono un po' indietro rispetto ai propri business plan. Poi c'è tutto il tema della responsabilità sociale, che oggi nel convegno è stato molto enfatizzato, commentato sia dalle autorità sia dagli investitori, e questa credo sia una responsabilità che si sta sempre più sentendo e che richiede quindi nel modo in cui si fanno le cose degli adattamenti."
Ha auspicato ulteriori cambiamenti normativi?
"L'assetto normativo attuale é stabile. È un assetto che ha permesso a questa industria di crescere e di essere efficace, perché abbiamo visto anche come le banche italiane siano riuscite ad alleggerirsi e come anche adesso lo stock complessivo, a prescindere da chi lo detiene, stia significativamente diminuendo. È una buona notizia per il Paese. Per cui in questo assetto abbiamo assistito a un mercato che ha funzionato; ci sono delle singole cose che possono essere ancora migliorate, in particolare noi abbiamo fatto dei cenni al Calendar provisioning, quindi alla possibilità per chi compra dei crediti già molto scontati di non essere esposti a questo meccanismo, ma non siamo oggi in presenza di un mercato che in qualche modo non funziona o fallisce perché manca qualche cosa sul piano regolamentare."
Quali sono i principali output della ricerca?
"Dunque, la ricerca fa diverse previsioni: ne fa una sul livello di rischiosità che ci aspettiamo, è il nuovo flusso a default che ci aspettiamo nelle banche italiane; vediamo un leggero incremento, ma lo caratterizzerei quasi come una normalizzazione, quindi non andremo assolutamente ai livelli nelle nostre previsioni del 2015, 2016, 2017, quando c'era tanta produzione di non performing loans e questa è una delle conclusioni del nostro Ufficio Studi. L'altra è quella che riguarda le transazioni: vediamo un mercato degli NPL ancora vivace, per cui nel 2024, 2025, 2026 pensiamo complessivamente 70 miliardi di euro di transazioni, di cui più o meno la metà sul mercato secondario, ovvero investitori che vendono ad altri investitori per maggiore specializzazione e per ottimizzazione dei portafogli. Questi sono sostanzialmente gli output della ricerca, ci aspettiamo prezzi competitivi sul mercato primario, perché la presenza di un importante numero di investitori sempre più sofisticati è la capacità delle banche di vendere meglio. In base alle esperienze che hanno fatto, porterà secondo noi a prezzi un po' più alti sul mercato primario in un mercato, come detto, che rimane vivace, rimane presente, rimane funzionante."
Le due guerre come possono influenzare questo andamento?
"In modo indiretto e molto imprevedibile. Purtroppo fare previsioni geopolitiche è molto difficile e noi come banca non siamo probabilmente nemmeno l'attore che sarebbe maggiormente in grado di fare previsioni da questo punto di vista. In generale, se vediamo effetti macroeconomici abbiamo in Europa un rallentamento soprattutto nelle grandi economie, abbiamo degli effetti dovuti a una parziale revisione di un modello molto globalizzato che sono inflattivi, ovvero il riportare produzione da Paesi lontani verso l'Europa, gli Stati Uniti, ecc. vuol dire rinunciare a un po' di vantaggio di costo per avere un po' di sicurezza in più. Sicurezza della filiera, sicurezza geopolitica, però questo vuol dire avere un effetto inflattivo per cui io vedo questi due effetti, ma comunque ribadisco in una situazione molto volatile dove è davvero difficile fare previsioni soprattutto per noi che facciamo banca e non siamo ovviamente una società di consulenza geopolitica."
Avete parlato di sostenibilità oggi quindi cosa significa in concreto per voi?
"Lo ha detto molto bene uno dei partecipanti al panel, ha detto "partire da una cultura aziendale che fonda la propria attività sul rispetto del debitore tratta il debitore come vorrebbe essere trattato", uno di noi esposti a una situazione di questo tipo. La maggior parte dei debitori che non ripaga il credito, non lo ripaga perché non è in condizioni di farlo, per cui ha bisogno di tempo. E attorno a questi principi, che sono molto semplici ma anche molto veri, costruire quindi un approccio industriale che usa tecnologia, scala, strumenti di contatto col debitore nell'ambito di un percorso di recupero che comunque deve avvenire, perché il credito in qualche modo va rimborsato nella misura in cui è possibile farlo, costruire su questi principi tecnologie e approcci che lo rendano concreto su scala industriale. Questo secondo noi vuol dire fare in modo responsabile e sostenibile l'attività di recupero."
Le nuove regole europee sulla casa potrebbero creare problemi sul tema dei mutui e quindi sui crediti non determinati?
"Ne ha parlato anche di questo uno dei partecipanti al panel. Noi come Banca Ifis non siamo un player nei mutui a privati e nel mondo dei non performing loans. Noi siamo focalizzati su Young Secure, per cui abbiamo quote davvero molto molto residuali dei mutui. Non siamo forse l'attore maggiormente informato o competente o presente sul mercato da quel punto di vista, Munari, l'AD Amco, ha fatto un ragionamento che a me è suonato molto lucido: ha parlato dell'impatto che può avere sul valore delle case una regolamentazione che chiede un adattamento energetico e questo su un mercato così vasto come quello dei mutui e quello dell'immobiliare anche a me sembra verosimile che possa avere un impatto."
Nel terzo trimestre come sta andando l'andamento di Banca IFIS?
"Noi il trimestre lo commentiamo quando pubblichiamo i dati. Le banche italiane stanno attraversando una fase ancora molto buona, non ci sono particolari notizie e questo è fin dove mi sento di spingermi prima di pubblicare i dati."
State trattando qualche portafoglio?
"Noi trattiamo continuamente portafogli, sia in acquisto sia in vendita. In vendita vendiamo code di lavorazioni, vendiamo pezzi dove magari siamo un po' meno adatti noi. Ci sono delle opportunità in acquisto sia sul primario sia sul secondario, è una cosa che va avanti perché 25 miliardi di euro l'anno sono tante transazioni, accadono in ogni momento, ci sono portafogli in vendita in ogni momento e quindi le strutture vi stanno guardando nella normale conduzione della nostra attività."
Anche all'estero?
"No, noi siamo focalizzati sull'Italia."
L'industria dei crediti deteriorati italiana, che si è creata per motivi di necessità, è diventata un po' un modello in Europa. Come funziona negli altri paesi? Questo aumento di Francia e Germania potrà spingere anche loro ad attirare?
"Sì, è una suggestione interessante. Da un problema a volte nascono opportunità. In Italia noi abbiamo avuto questo problema avevamo più di 300 miliardi di non performing loans sui bilanci delle banche, era il picco. Poi sono stati spostati questi non performing loans sui bilanci degli investitori e ne è nata attorno un'industria che, giustamente, anche oggi è stato richiamato nel convegno, è un'industria fatta di tanti attori perché ci sono gli investitori, ci sono i servicer, c'è tutto un mondo di professionisti avvocati che per esempio gira lì intorno e si è creato quindi un ecosistema. Questo ecosistema italiano è grosso e sofisticato ed è molto compenetrato anche da attori esteri, perché noi siamo, per esempio, un attore molto italiano, ma ci sono altri che operano a livello europeo e che riconoscono all'Italia questa sofisticatezza del mercato. Effettivamente, posso immaginare che in mercati che hanno magari fatto l'esperienza un po' meno forte, come l'abbiamo fatta noi o come è stata fatta in Grecia anche, possano beneficiare di competenze che sono maturate qua. Vedremo come va, per ora vediamo lì degli incrementi di non performing loans e quindi li abbiamo raccontati oggi e li registriamo, ma non siamo nella situazione dell'Italia nel 2015. Stiamo parlando forse di una normalizzazione del costo del rischio e della creazione di non performing loans."
La Francia ha stock più alti?
"Sono dati non così discontinui da permettere una previsione di particolare preoccupazione. Certo, è una fase un po' incerta sia per motivi geopolitici sia per il rallentamento industriale in Germania, che per l'Italia comunque ha un suo peso, perché noi siamo in molti casi fornitori di aziende tedesche."
Che effetto può avere una fusione bancaria come quella di cui si sta parlando in questi giorni o di simili, quindi transfrontaliere, per la gestione dei crediti deteriorati?
"Per la gestione dei crediti deteriorati non credo ci sia un impatto così diretto. Anche i player internazionali hanno rimarcato come la specificità dei mercati locali fa sì che abbiano sempre usato organizzazioni locali per gestire il quadro giuridico del Paese, per gestire anche il fatto che è un'attività che si deve fare in loco molto spesso e quindi non credo che possiamo trarre conclusioni da fusioni tra banche internazionali sul mercato dei non performing loans. Abbiamo ascoltato oggi una previsione che ipotizza che i mercati europei, a valle di questo percorso di apprendimento dell'industria, avranno ciascuno tendenzialmente tre, quattro, cinque attori grossi e che tutte quelle singole organizzazioni, che sono frutto di singole operazioni, che molto spesso è quello che è successo, andranno progressivamente ad assorbirsi a venire fuse con altre realtà. Quindi penso che sia immaginabile un percorso di consolidamento che già vediamo, ci sono delle fusioni che sono avvenute nel nostro Paese anche tra degli attori; non lo vedo così automaticamente legato alle fusioni bancarie."
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