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Sottosegretario Gemmato: “SSN, in passato errori di programmazione e definanziamento, oggi stanziati 136 miliardi, 4 anni fa 115”

Rapporto Campus Bio-Medico One Health, presentata oggi in Senato la ricerca sociale dell’Istituto Piepoli, che indaga quale futuro si aspettino opinion leader e cittadini per salute e welfare in Europa

13 Dicembre 2023

Il modello One Health è di interesse per l’88% degli italiani e il 70% ritiene che sia di probabile realizzazione. È quanto emerge dal Rapporto Campus Bio-Medico – One Health, presentato nel corso dell’evento ‘Salute e Sostenibilità Sociale, Economica e Ambientale’, oggi al Senato.
L’indagine è il risultato di una ricerca sociale condotta dall’Istituto Piepoli, attraverso tecniche di analisi quali-quantitative.

Marcello Gemmato, Sottosegretario al Ministero della Salute, delegato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:

“È importante declinare quelli che sono i numeri, le aspettative del popolo italiano, rispetto all’erogazione reale di salute. Partiamo da un dato fondamentale, che è il maggior finanziamento del fondo sanitario nazionale. Oggi, il fondo sanitario nazionale si dota di 136 miliardi, solo quattro anni fa era di 115 miliardi di euro. Ante covid, avevamo 21 miliardi in meno per curare gli italiani.

Abbiamo una risorsa straordinaria, che il Governo Meloni ha messo in campo, dobbiamo mettere in campo nuovi modelli organizzativi, perché dopo il covid, il nostro sistema soprattutto territoriale sanitario ha dimostrato i suoi limiti. Quindi, momenti come questo servono anche a raccogliere le idee, a confrontarsi con l’orizzonte comune di gestire bene la sanità italiana, partendo da un forte radicamento pubblico.

Un aggiornamento costante, che passa dal fatto di avere il Ministro Schillaci, che è un medico, un professore ordinario, un Rettore di università, che si è dimesso per fare il Ministro della Salute.

Quindi, parliamo di una persona che conosce profondamente il mondo della sanità. Che quindi sta cercando, in questi mesi di Governo, siamo al dodicesimo mese, di poter approcciare tutti e risolvere tutti i problemi che si sono stratificati negli anni. A partire  dal definanziamento che c’è stato e magari anche un errore nella programmazione sanitaria.

Se, oggi, noi abbiamo meno medici è perché dici anni fa è stata sbagliata la programmazione sanitaria. Se oggi noi volessimo un medico: sei anni di corso di laurea, quattro di specializzazione, la validazione la avremmo fra 10 anni.

Tutto questa sto rientrando nell’agenda di Governo, che si concretizza in azioni concrete. Abbiamo aumentato del 30% i posti disponibili per le facoltà di medicina, siamo a 20.000 posti, 5000 in più rispetto all’anno precedente.

Stiamo approcciando a una revisione globale, in comunanza col Ministero dell’Università, rispetto al numero chiuso. Quindi capire come poter sfornare quanti più medici possibili. Stiamo approcciando con i quattrini del PNRR alla telemedicina, quindi una straordinaria risorsa, che può servire da un lato ad offrire prossimità, quindi anche chi risiede nelle zone interne potrà accedere ai servizi. Faccio un esempio, al policlinico di Bari, non più tardi di un mese e mezzo fa, è stata fatta un’operazione alla cornea, con il professionista che era distante centinaia di chilometri dal sito operatorio. Quindi, ciò che fino a ieri poteva sembrare fantascienza, oggi è fattibile.

Questo insieme al fascicolo sanitario elettronico, che stiamo licenziando, in realtà ha già superato tutti i vagli, quello del Garante della Privacy, l’accordo Stato Regione, manca il decreto sull’ecosistema dei dati e sarà disponibile.

Anche la straordinaria occasione offerta dai quattrini del PNRR per la sanità territoriale, quindi case di comunità, ospedali di comunità, quindi concentri operativi territoriali.

È un unicum, che in questo momento si sta omogenizzato, si sta cercando di rendere fruibile ai cittadini, anche delle zone interne, per migliorare le performance del nostro Sistema Sanitario Nazionale.“

Dal Rapporto emerge che i concetti di integrazione ed equilibrio fanno parte dei vissuti e delle aspettative delle persone.
La visione One Health è oggi conosciuta dal 15% dei cittadini europei, italiani compresi, percentuale che sale al 24% (23% europei)quando questa viene descritta. L’approccio One Health è considerato l’unica chance possibile per affrontare le principali sfide dei prossimi anni e la consapevolezza dell’interdipendenza tra salute del pianeta e salute dell’uomo deve necessariamente guidare le scelte politiche future e quelle degli attori sociali ed economici, oltre che gli sviluppi per medicina e sanità(interessante per l’88% degli italiani, auspicato dal 70%).

si guarda al futuro con apprensione: due terzi circa degli italiani (60%) ed europei (58%) pensano che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente. A questi si contrappone una fetta altrettanto importante di popolazione più positiva e ottimista: gli europei si rilevano leggermente più ultra-ottimisti degli italiani (per il 21% degli stranieri il futuro sarà migliore di adesso vs il 16% degli italiani).

Inoltre, non si vedono solo aspetti negativi nel futuro: per esempio, c’è fiducia nella scuola (più del 30% degli individui pensano che avrà un’importanza fondamentale) e nella scienza medica (il 28% dei cittadini sostiene che molte malattie saranno sconfitte).

L’Italia sembra dover affrontare da qui al 2050 alcune sfide: tra le altre, un andamento demografico particolarmente aggravato dalla bassa natalità e dalla fuga all’estero dei talenti e dei giovani; una maggiore longevità rispetto alla media europea, ma non in salute; una mancanza di visione e di politiche di sostegno e di welfare efficaci per i progetti di vita dei giovani; forti squilibri nell’accesso alla sanità tra le Regioni. A fronte del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, la solidarietà intergenerazionale appare uno strumento importante in ogni Paese oltre che un meccanismo fondamentale per l’evoluzione dell’uomo e della società.

La salute è il nodo cruciale per tutti i cittadini (70% italiani, 74% europei), seguita da lavoro (60% italiani, 40% europei) e ambiente (48% italiani, 39% europei). In questo quadro, il 52%dei cittadini italiani si dichiara insoddisfatto dell’attuale gestione della salute, mentre il 48% ne è soddisfatto. Le persone lamentano un peggioramento su salute e ambiente negli ultimi anni (37% degli italiani): promosse ricerca e attenzione individuale alla salute, ma è allarme su liste d’attesa e carenza di medici. Un terzo delle persone pensa che tra 25 anni la gestione di salute e ambiente sarà migliore di ora, un terzo che sarà come ora, un terzo che sarà peggio.

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