13 Dicembre 2022
Pierfranco Faletti, giornalista e scrittore, in occasione della presentazione del suo libro "L'intervento. Riflessioni quotidiane di politica e società" ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"Il libro tratta di tutto: durante la presentazione è stato detto che è un libro un po’ tuttologo. Nonostante la tuttologia gli argomenti non sono stati trattati superficialmente ma con una certa capacità introspettiva: questo l’han detto i presentatori e io con un po’ di superbia lo ripeto.
Per chi scrive normalmente tutti gli articoli sono uguali, come per un padre i figli, se si ama uno di più rispetto a un altro vuol dire che c’è qualcosa che non va. Devo dire che che io ho parlato di alcune cose che hanno impegnato molto la mia vita professionale, per esempio i problemi dell’energia, che io ho trattato a fondo prima che scoppiasse questa crisi e oggi è stato detto che ho avuto delle lungimiranti intuizioni su ciò che sarebbe successo, ma non è perché io sono particolarmente bravo, geniale o intuitivo, ma perché la mia esperienza mi portava inevitabilmente a dire quello che poi era quasi inevitabile che succedesse.
L’informazione esiste da quando esiste il mondo, solo che oggi è organizzata in maniera più dinamica, più veloce, perché arriva direttamente a casa, addirittura nelle mani delle persone, senza nemmeno fare lo sforzo di andare in un’edicola a comprare i testi come si è fatto per duemila anni. Certamente questo porta anche a una minore riflessione perché l’offerta di comunicazione, e soprattutto dei media, è talmente ampia e c’è una concorrenza talmente agguerrita che non si fa più settimanalmente o quotidianamente come avveniva nel passato ma si fa addirittura ora per ora, minuto per minuto. Lei mi ha detto che io sono un giornalista… io sono un giornalista dilettante, lo faccio per divertimento, ma credo che per chi fa il giornalista professionista sia una vita faticosa, addirittura angosciante, perché non si può perdere una battuta, non si può perdere un minuto, è una corrida continua per voi.
Ho avuto poche collaborazioni nel senso che ho avuto pochi articoli concordati: io ho sempre avuto dei giornali che hanno ospitato i miei articoli e finché li hanno ospitati, io ho continuato a mandarli, ma quando hanno incominciato a farmi delle critiche, a dirmi “questo non si può dire”, “questo mi crea problemi con la pubblicità” io li ho immediatamente abbandonati; quindi l’apprezzamento che io faccio ad Giornale d’Italia è che in un anno e mezzo di collaborazione mi ha fatto scrivere tutto e assolutamente tutto quello che io desideravo. Per me questo è merito enorme perché dimostra che è un giornale libero, è un giornale democratico, è un giornale che accetta tutte le opinioni: rispetta la missione vera del giornalismo."
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