05 Novembre 2025
L'ex capo del Mossad Yossi Coehn ha ammesso in un'intervista l'esistenza di una rete globale di spionaggio e sabotaggio in tutto il mondo. Gli 007 di Tel Aviv, negli anni, avrebbero infatti manomesso dispostivi di persone provenienti da tutto il mondo per renderli idonei a spiarli con microfoni, telecamere e Gps.
In una sorprendente rivelazione, l’ex direttore del Mossad Yossi Cohen ha ammesso pubblicamente che Israele ha installato una rete globale di sabotaggio e spionaggio basata su “attrezzature truccate e manipolate per lo spionaggio”. Le sue dichiarazioni, rilasciate durante un’intervista al podcast The Brink condotto da Jake Wallis Simons, direttore del Jewish Chronicle, hanno scosso la comunità internazionale.
Cohen, che ha guidato il Mossad dal 2016 al 2021, ha spiegato di aver ideato il cosiddetto “metodo del cercapersone” tra il 2002 e il 2004, quando dirigeva le operazioni speciali dell’agenzia. La tecnica consiste nell’infiltrarsi nelle catene di approvvigionamento di apparecchiature commerciali – radio, telefoni, strumenti di comunicazione – per trasformarle in dispositivi di sorveglianza o persino in ordigni esplosivi. “Non solo trappole esplosive, ma apparecchi manipolati per lo spionaggio… in tutti i Paesi che si possano immaginare”, ha dichiarato.
Cohen ha raccontato che la strategia fu sperimentata contro Hezbollah nel 2006 e poi estesa a livello globale. L’ex capo del Mossad ha anche ammesso che la rete non era stata applicata con la stessa efficacia nella Striscia di Gaza, definendolo un “errore critico” prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Le sue parole hanno suscitato dure reazioni. L’ex direttore della Cia Leon Panetta ha definito le pratiche descritte “terrorismo di Stato”, mentre diversi analisti di sicurezza hanno sottolineato i rischi di un sistema che fonde industria tecnologica e operazioni segrete.
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