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Gaza, ambasciatore Usa in Israele Huckabee choc: "Ebrei popolo eletto, chi è contro a Tel Aviv, è contro Dio" - VIDEO

L’ambasciatore americano a Tel Aviv abbandona ogni neutralità e trasforma il sostegno politico in dichiarazione religiosa, legittimando l’apartheid contro i palestinesi

25 Agosto 2025

L'ambasciatore americano in Israele Mike Huckabee si è fatto nuovamente notare per le sue dichiarazioni choc sul Medio Oriente. In un video, diventato virale sui social, il diplomatico ha detto, rivolgendosi a due rabbini israeliani: "Gli ebrei sono il popoli eletto, chi è contro di loro e contro Tel Aviv, è anche contro Dio".

Gaza, ambasciatore Usa in Israele Huckabee choc: "Ebrei popolo eletto, chi è contro a Tel Aviv, è contro Dio"

Le parole dell’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, hanno suscitato indignazione nel mondo arabo e non solo. In un incontro con due rabbini, Huckabee ha proclamato: Voi siete il popolo eletto, in un luogo eletto, con uno scopo eletto… Dio vi ha scelti, e gli antisemiti si oppongono a Dio. Una dichiarazione che va ben oltre la diplomazia, trasformandosi in un giuramento di fedeltà ideologica allo Stato israeliano.

Non si tratta infatti di un semplice atto retorico. Quando un ambasciatore USA afferma che Israele gode di un’investitura divina, non solo rafforza la narrativa messianica del sionismo religioso, ma cancella di fatto i diritti dei palestinesi che vivono sotto occupazione. La logica è chiara: se Israele è “scelto da Dio”, chiunque vi si opponga – inclusi i popoli privati delle loro terre – diventa automaticamente un nemico del divino.

Questa impostazione mina qualsiasi prospettiva di negoziato, trasformando il genocidio palestinese da questione politica a crociata religiosa. È il linguaggio che legittima insediamenti illegali, muri, check-point e bombardamenti, giustificandoli come parte di un “disegno superiore”.

Le dichiarazioni di Huckabee confermano ancora una volta come Washington non sia un mediatore imparziale, ma sponsor dell’apartheid israeliano. Per i palestinesi, parole come queste equivalgono a una condanna: non solo vengono privati della terra e dei diritti, ma anche delegittimati spiritualmente.

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