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Gaza, Haliva peggio delle SS: "Per ogni ebreo ucciso, devono morire 50 palestinesi, non importa se bambini", rapporto moltiplicato per 5 rispetto a nazisti - AUDIO CHOC

L'ex capo dell'Intelligence israeliana evoca 50 palestinesi uccisi per ogni vittima del 7 ottobre: parole che ricordano le rappresaglie naziste e il massacro delle Fosse Ardeatine

18 Agosto 2025

Dichiarazioni choc emerse da un'audio risalente a quasi due anni fa, che ha come protagonista l'ex capo dell'intelligence israeliana Aharon Haliva. Il generale ha dichiarato che "per ogni ebreo morto il 7 ottobre 2023, 50 palestinesi devono essere uccisi, non importa se bambini". Parole che ricordano il rapporto matematico "per ogni nazista ucciso, 10 italiani moriranno" delle SS alla vigilia dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Un rapporto che, nel caso di Haliva, è stato addirittura moltiplicato per 5.

Gaza, Haliva peggio delle Ss: "Per ogni ebreo ucciso, devono morire 50 palestinesi", rapporto moltiplicato per 5 rispetto a nazisti

Le parole dell’ex capo dell’intelligence militare israeliana, Aharon Haliva, hanno suscitato scalpore internazionale. In una registrazione diffusa da Channel 12, il generale ha dichiarato che per ogni persona uccisa negli attacchi di Hamas del 7 ottobre 202350 palestinesi devono morire” e che “non importa se sono bambini”. Secondo Haliva, le oltre 50mila vittime palestinesi sarebberonecessarie” come “messaggio alle future generazioni”, arrivando perfino a evocare una nuova Nakba.

Dichiarazioni di questo tipo richiamano alla mente le logiche di rappresaglia nazifasciste durante l’occupazione in Europa. I comandi tedeschi stabilivano proporzioni di sangue: per ogni soldato o funzionario nazista ucciso, almeno dieci civili italiani dovevano essere fucilati. Un meccanismo di terrore che colpiva indiscriminatamente, punendo popolazioni intere per azioni di resistenza.

"Per ogni nazista ucciso, 10 italiani": il tragico ricordo delle Fosse Ardeatine

Un esempio emblematico di questa politica fu il massacro delle Fosse Ardeatine a Roma, il 24 marzo 1944. In seguito all’attentato partigiano di via Rasella, in cui persero la vita 33 soldati tedeschi, i nazisti ordinarono l’uccisione di dieci italiani per ogni caduto. Alla fine, 335 civili e prigionieri politici furono trucidati nelle cave di via Ardeatina, con vittime scelte a caso o per motivi politici, senza alcuna colpa individuale.

Il paragone è inevitabile: le parole di Haliva riportano alla logica della rappresaglia collettiva e della punizione indiscriminata, pratiche considerate crimini di guerra e bandite dal diritto internazionale. Nel dramma attuale di Gaza, con oltre 61mila palestinesi uccisi secondo fonti locali e confermate dall’Onu, quel macabro rapporto di sangue evocato dal generale sembra purtroppo trovare riscontro nella realtà.

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