Il confine tra Thailandia e Cambogia è tornato teatro di violenti scontri armati, con almeno 12 morti accertati e decine di feriti tra civili e militari. Le tensioni, esplose giovedì 24 luglio nei pressi del tempio conteso di Prasat Ta Muen Thom, hanno portato alla chiusura totale del confine da parte di Bangkok e all'evacuazione di oltre 40 mila persone in 86 villaggi.
L’esercito thailandese accusa la Cambogia di aver aperto il fuoco per prima, lanciando razzi contro aree civili e utilizzando droni sul sito conteso. La Cambogia respinge le accuse, affermando che è stata la Thailandia a violare la sovranità cambogiana e a colpire con attacchi aerei due province cambogiane con caccia F-16. Il bilancio provvisorio parla di almeno 11 civili thailandesi uccisi, un soldato morto e oltre 30 feriti, tra cui sette militari.
L’origine dello scontro affonda in una disputa di confine risalente all’epoca coloniale, quando nel 1907 fu tracciata una mappa che lasciò ambiguità su diversi territori, compresi antichi templi khmer. La Corte Internazionale attribuì alla Cambogia il tempio di Preah Vihear nel 1962, ma la questione resta aperta. Scontri simili si erano già verificati tra il 2008 e il 2011.
Oltre alla crisi militare, si è aperta una frattura diplomatica. Il premier cambogiano Hun Manet ha chiesto l’intervento urgente del Consiglio di Sicurezza Onu. Intanto, 582 scuole sono state chiuse in Thailandia e la Cina ha avvertito i propri cittadini di evitare le zone di confine.