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Massacro Deir Yassin, il 9 aprile 1948 la morte di 107 civili ad opera di militari sionisti che diede inizio alla pulizia etnica in Palestina - VIDEO

Nell'attacco ad opera di paramilitari sionisti dell'Irgun e della Banda Stern morirono anche 30 neonati

09 Aprile 2025

Il 9 aprile ricorre l'anniversario del massacro di Deir Yassin, la strage operata nel 1948 da paramilitari sionisti dell'Irgun e della Banda Stern che trucidarono 107 vittime accertate, secondo altre fonti i numeri salirebbero anche a 120 e 250. Secondo gli esperti, l'evento marca l'inizio della pulizia etnica in Palestina e l'avvio della Nakba, l'esodo di 700mila palestinesi fuori dai loro territori. "Il massacro di Deir Yassin" ha commentato Massimo Mazzucco, "fu una prova generale della pulizia etnica operata dai sionisti dal 1948 in poi". I fatti sono da contestualizzare nel periodo tra dicembre 1947 e metà maggio 1948 precedenti alla proclamazione dello stato di Israele il 14 maggio 1948.

Il 9 aprile 1948 il massacro Deir Yassin che ha dato inizio alla pulizia etnica in Palestina

La Gran Bretagna aveva deciso il ritiro dai territori della Palestina rimettendosi al mandato delle Nazioni Unite. La risoluzione 181 che prevedeva la spartizione dei territori tra lo stato ebraico e lo stato arabo e il passaggio di Gerusalemme sotto mandato internazionale. La proposta fu "ingiusta", ha commentato Mazzucco, e "fatta per provocare il rifiuto dei palestinesi", dal momento che "prevedeva la cessione del 54% del territorio agli ebrei quando ne possedevano solo il 6%".

"La risoluzione 181 non venne mai implementata, gli arabi rigettarono la proposta e scoppiò la guerra civile" ma a quel punto i "sionisti misero a punto un piano di conquista noto come 'Piano Dalet' che fu operativo a partire dai primi di aprile" spiega sempre Mazzucco. Il piano prevedeva di assediare una dozzina di "villaggi arabi della Palestina" nella strada da Tel Aviv a Gerusalemme, "espellere gli abitanti ed impedire qualunque forma di ritorno, mentre in caso di resistenza, forze armate [palestinesi] sarebbero state annientate". Tra questi villaggi figurava il piccolo Deir Yassin a pochi chilometri da Gerusalemme. Alcuni miliziani dell'Irgun hanno ammesso le loro responsabilità nel massacro a suon di dichiarazioni quali "Gerusalemme deve essere nostro", "Donne e bambini fatti a pezzi dalle granate gettate dentro le case", "C'era un grande albero, ci abbiamo legato un arabo e gli abbiamo dato fuoco". Un sopravvissuto palestinese ha affermato di aver visto "ebrei ordinare ad un fornaio di buttare suo figlio nel forno, dopodiché lo hanno colpito e hanno buttato loro il figlio nel forno, dopodiché hanno gettato dentro anche il padre".

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