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Nagorno-Karabakh, Azerbaijan invade regione contesa con Armenia durante esercitazione di Erevan con Usa - VIDEO

Truppe dell'Azerbaijan entrano in Nagorno-Karabakh dopo il cessate il fuoco con l'Armenia del 2020. Proteste di Mosca e Erevan, ma Baku penetra nei territori senza incontrare resistenza

19 Settembre 2023

Torna la guerra nel Caucaso. Forse. Erevan, capitale dell'Armenia, ha annunciato che truppe dell'Azerbaijan sono entrate in queste ore nel territorio del Nagorno-Karabakh, regione senza sbocco sul mare tra i due Paesi, dal 1991 autoproclamatasi Repubblica dell'Artsakh e, dopo la guerra tra Erevan e Baku (capitale azera) nel 2020, sottoposta ad un regime giuridico di convenienza che la lascia in realtà priva di un vero riconoscimento. Ufficialmente territorio azero, la popolazione del Nagorno-Karabakh è tuttavia etnicamente e dal punto di vista culturale e religioso (sono cristiani) armena. Un territorio di fatto da oltre tre anni reclamato da entrambi i Paesi e a cui una forza di peace keeping russa aveva fino ad oggi garantito l'esistenza.

Truppe azere entrano in Nagorno-Karabakh, la regione contesa con l'Armenia, durante le esercitazioni di Erevan con l'esercito americano e l'operazioni di peace keeping che da tre anni vede coinvolte le forze armate russe

In queste ore, tuttavia, diverse colonne militari azere sono state osservate entrare in Nagorno-Karabakh e si conterebbero già le prime esplosioni ed i primi morti tra i civili. Secondo Baku, quella in atto è semplicemente un'operazione anti-terrorismo. Immediata la presa di posizione russa, che in alcune aree della regione, in particolare quelle che vedono la maggior presenza di ribelli filo-armeni, conta ancora una forza militare di quasi 2000 uomini. La portavoce del Ministro degli Affari Esteri Lavrov, Maria Zakharova, si è detta profondamente allarmata dall'improvvisa escalation, riporta la Tass.

L'aumento delle tensioni tra le due capitali caucasiche non è in realtà un mistero per Mosca, che negli ultimi mesi ha assistito ad un crescendo di tensioni tra i due eserciti lungo le frontiere comuni. Il timore al momento da molti degli osservatori condiviso è quindi che l'inizio dell'offensiva azera spinga l'Armenia a fare lo stesso, tornando, come tre anni fa allo scontro frontale.

In molti osservano poi i movimenti delle truppe russe: nel 2020 il loro indiretto appoggio a Erevan aveva permesso all'Armenia la conclusione più che dignitosa di un conflitto nel quale Baku sembrava stare per avere la meglio, e l'operazione di peace keeping di questi anni le ha permesso un certo grado di sicurezza, pur infragilito dalle sempre più frequenti incursioni (in diversi casi ricambiate) di sporadici razzi azeri sul proprio territorio. L'annuncio di un'esercitazione militare con l'esercito americano, la Eagle Partner 2023, iniziata questo 11 settembre e tutt'ora in corso (terminerà il 20 settembre), aveva tuttavia fatto storcere non poco il naso a Mosca, dopo l'affronto strategico più incline, se non a prendere le parti di Baku, a dimostrare una maggiore imparzialità nella gestione della regione. 

Nel frattempo le truppe azere penetrano nel Nagorno-Karabakh senza apparentemente incontrare resistenza. Il primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha assicurato che la situazione presso i propri confini è sotto controllo e che al momento le truppe di Erevan non sono state inviate nella regione. Lo sviluppo delle prossime ore sarà quindi determinato da dove le colonne azere si fermeranno e dal trattamento che riserveranno alle popolazioni filo-armene. In caso di genocidio etnico, timore già denunciato da Pashinyan, non solo le truppe armene, ma anche quelle russe potrebbero trovarsi costrette ad intervenire, nuovamente infiammando il conflitto estinto nel 2020. 

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