24 Agosto 2023
Quando il jet con a bordo Yevgeny Prigozhin è stato abbattuto, in Russia, a Kursk, veniva commemorata la storica battaglia della seconda guerra mondiale avvenuta il 5 luglio del 1943 tra l’Armata rossa e la Wehrmacht, un epico scontro tra 6 mila carri armati. Seicento chilometri a sud di Mosca, il largo saliente (il settore più avanzato di uno schieramento di truppe) di Kursk, secondo i resoconti degli aerei da ricognizione, si protendeva entro le linee tedesche per più di un centinaio di chilometri: lo scenario ideale per una rapida manovra a tenaglia da nord e da sud, che tagliasse fuori il milione circa di soldati russi che l’occupavano. Adolf Hitler aveva voluto attendere che tutti i carri armati perduti durante le ritirate invernali fossero rimpiazzati. Soprattutto, aveva deciso di aspettare l'arrivo al fronte di alcuni battaglioni supplementari dotati dei più potenti Panzer V Panther, a detta di molti alti ufficiali tedeschi gli unici corazzati in grado di tenere testa ai T-34 sovietici.
È così che si è arrivati al giorno previsto per lo sfondamento, il 5 luglio 1943. I due imponenti schieramenti di mezzi, uomini e aerei si fronteggiano nelle campagne attorno a Kursk, tra il verde dei pascoli e il giallo del grano maturo. I feldmarescialli Von Kluge e Von Manstein hanno calcolato tutto, fin nei minimi particolari, facendo affidamento su mappe minuziose e su un monitoraggio maniacale delle condizioni atmosferiche. Ma dall’altra parte c’è Georgij Konstantinovich Zhukov, vicecomandante supremo dell'Armata rossa. Per mettere in atto questa strategia difensiva servono mezzi e uomini in quantità e il generale ha ricevuto carta bianca da Stalin: a sua disposizione ci sono 11 armate, per complessivi 1.330.000 uomini, 3.300 carri, 20.200 cannoni (di cui almeno 6.000 anticarro) e 2.650 aerei. I piani di battaglia tedeschi affidano l'offensiva sul lato nord del saliente alla 9a Armata del generale Walter Model. L'offensiva nel settore sud è invece nelle mani del generale Hermann Hoth, al comando della quarta Armata. In totale, 900.000 uomini, 2.700 carri, 2.050 aerei e 10.000 bocche da fuoco.
Nella mischia serrata, la superiorità tecnologica dei carri tedeschi viene meno. Inoltre, il cacciacarro Ferdinand, tanto atteso da Hitler, rivela tutti i suoi limiti: è poco manovrabile, con visibilità ridotta e solo frontale, vulnerabile ai fianchi, manca di armamento secondario per la difesa vicina. Il rapporto di forze a favore dei russi fa il resto. Le ostilità cessano prima del tramonto, anche in seguito alla notizia che l'Armata rossa ha lanciato un'offensiva contro la città di Orel penetrando come il burro le linee tedesche. In una sola giornata 700 carri di ambo gli schieramenti sono rimasti sul campo. E l'Armata rossa ha trionfato.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia