10 Luglio 2023
Pochi secondi di video, nei quali tuttavia si tradiscono i timori di Washington nei confronti della tanto attesa controffensiva ucraina. Una controffensiva che, è la stessa Kiev ad ammetterlo, non sta dando i frutti sperati, mentre oltreoceano la pazienza inizia a venire meno. Incalzato dai giornalisti, quindi, e forse preso in un momento di distrazione, il presidente degli Stati Uniti Biden si lascia sfuggire una frase che non dovrebbe essere detta ad alta voce quando si copre il ruolo di principale socio e fornitore di una nazione in guerra, a meno che non si cerchi di preparare l'opinione pubblica, non solo del proprio Paese, ad un cambio di rotta nei confronti dei rapporti con quella stessa nazione.
Uscendo da una stanza molto affollata di microfoni, telecamere e taccuini, alla domanda attorno ai motivi per cui la sua amministrazione abbia deciso di inviare bombe a grappolo (bandite da più di 120 Paesi del mondo) a Kiev, nonostante lo stesso presidente si fosse in passato più volte detto contrario, ha risposto: "Stanno finendo le munizioni". Una frase che, certamente, il presidente ripeterà negli ambienti ben più riservati del vertice Nato di Vilnius, e che, dopo la messa in silenzio della corrente atlantica guidata da Stoltenberg e polacchi per una forte accelerata all'entrata di Kiev nell'alleanza, fa domandare a molti osservatori quanto l'appoggio occidentale all'Ucraina potrà uscire rafforzato dal summit della capitale lituana.
Tanto più che, Biden in persona l'aveva ammesso pochi giorni prima alla CNN, l'apparato industriale-militare americano non riesce a tenere il passo delle esigenze belliche, mettendo gi stessi Stati Uniti nella condizione di essere "a corto" (il presidente aveva usato letteralmente queste parole) di altre munizioni, in particolare quelle preziosissime da 155 mm. In sintesi, la controffensiva sta durando troppo e dando troppi pochi risultati: Washington inizia a cambiare i parametri di costi e benefici.
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