27 Marzo 2023
In Israele si è scatenato il caos dopo che Netanyahu ha silurato il ministro della Giustizia, contrario alla riforma che il premier vuole adottare. Una mossa che ha scatenato di migliaia di manifestanti per le strade, letteralmente invase specie a Tel Aviv. La richiesta è quella di una sospensione del processo di riforma che il premier vuole adottare e su cui sembrano esserci passi indietro. Anche il presidente israeliano Herzog ha lanciato un appello: "Ti invito a interrompere immediatamente il processo legislativo della riforma".
Netanyahu è pronto a fare passi indietro sulla riforma della giustizia dopo la nottata di proteste. Secondo i media israeliani un discorso del premier per le 10:30 ora locale (9:30 italiane) annuncerà lo stop. Il ddl mira a sottrarre i poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo. L'obiettivo di Netanyahu con questa mossa è quello di un ribilanciamento dei poteri dello Stato. Questo avverrebbe innanzitutto affidando la nomina dei membri dell’Alta Corte all’esecutivo.
Un'azione che ha spiazzato anche il presidente israeliano Herzog, per il quale la riforma della giustizia "indebolisce il sistema giudiziario". Quest'ultimo ha anche chiesto di ritirare la proposta dopo aver "assistito a scene molto difficili". "Faccio appello al primo ministro, ai membri del governo e ai membri della coalizione. Per il bene dell’unità del popolo di Israele, per amore della responsabilità a cui siamo obbligati".
Tel Aviv ha prontamente replicato mobilitandosi in migliaia, specie dopo che il ministro della Giustizia Yoav Gallant è stato silurato, reo di aver chiesto di fermare la legislazione sulla riforma. I video pubblicati sui social, oltre a mostrare la folla oceanica, fanno vedere i manifestanti mentre buttano giù le recinzioni e gli agenti a cavallo che intervengono. Scontri tra manifestanti e polizia, con quest'ultimi che hanno aperto gli idranti e lanciato lacrimogeni.
Una protesta di massa davanti alla Knesset è stata indetta per oggi alle 14. "Non consentiremo alcun compromesso che danneggi l'Indipendenza della Corte Suprema", è il grido.
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