20 Aprile 2022
A Mariupol la situazione si fa sempre più disperata e arriva l'appello del comandante ucraino dei marines: "Sono le nostre ultime ore, salvateci". Sono ore drammatiche per la città portuale affacciata sul mare d'Azov: l'esercito russo ha preso il controllo di tutto il territorio, ridotto ormai a un cumulo di macerie. Manca solo l'impianto metallurgico Azovstal, dove da giorni, se non da settimane, i marines della 36ma brigata e i nazionalisti del battaglione Azov sono asserragliati per una disperata resistenza. Con loro, stando a quanto si apprende, ci sono mille civili. Da poco è scaduto l'ultimatum russo per la resa, non accolto come è già successo negli scorsi giorni. E dai tunnel dell'acciaieria arriva anche il terribile appello del comandante dei marines.
"Questo potrebbe essere il nostro ultimo appello. Siamo, forse, di fronte ai nostri ultimi giorni, se non ore. Il nemico ci supera in numero di 10 a 1. Hanno un vantaggio in aria, nell’artiglieria, nelle loro forze a terra, nell’equipaggiamento e nei carri armati", le parole di Serhiy Volyna, a capo della brigata di soldati speciali. La luce artificiale ne illumina il volto da cui non traspare nessuna paura, nonostante la situazione sia disperata.
L'assedio russo dura da giorni, per rompere la resistenza ci sono anche i famigerati combattenti ceceni. Più passa il tempo, più è probabile che la Russia possa decidere di impiegare la bomba antibunker Fab 3000 per stanare i soldati dal sottosuolo. Volyna aveva già scritto una lettera al Papa che aveva fatto il giro del mondo. Un messaggio in cui chiedeva al Pontefice di intercedere affinché venissero soccorsi i civili rintanati nell'acciaieria: "Porti la verità nel mondo, aiuti ad evacuare le persone e salvi le loro vite dalle mani di Satana, che vuole bruciare tutti gli esseri viventi", aveva scritto.
Ora ci riprova con un video in cui si rivolge direttamente alla comunità internazionale: "Noi stiamo difendendo l’impianto Azovstal, dove oltre al personale militare, ci sono anche i civili, che sono caduti vittime di questa guerra", ha spiegato. Facciamo appello e supplichiamo tutti i leader mondiali di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di "estrazione" e di portarci sul territorio di un altro Stato, un Paese terzo", ha concluso.
Un appello che non servirà a molto: i marines e i nazionalisti del battaglione Azov dovranno arrendersi per avere salva la vita. Ormai per tutti gli analisti la sconfitta degli ucraini a Mariupol è sicura: sarebbe la prima importante vittoria sul terreno per l'armata russa.
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