19 Giugno 2021
Abbiamo incontrato Michele Tombolini in occasione della presentazione a Mestre del progetto artistico "X Square" realizzato grazie alla Cris Contini Contemporary.
Come hai vissuto dal punto di vista artistico questo periodo complicato?
Se si pensa al commercio dell'arte è un periodo difficilissimo. Personalmente ho approfittato per sviluppare molte idee,
tanto che posso dire che in questo periodo di pandemia ho fatto le cose più importanti dal punto di vista artistico.
Ho iniziato installando una "X" adesiva sul murale di Bansky a Venezia: un intervento emozionante che ovviamente non rovinava l'opera dell'artista, che apprezzo moltissimo, ma che voleva mettere un ulteriore accento sul problema dei migranti. Adesso questa scultura che raffigura la mia mano destra con le dita incrociate; penso sia un messaggio giustissimo adesso come augurio per un futuro di ripresa. Si tratta di un segno internazionale, vorrei infatti portare questa scultura in varie parti del mondo in segno di speranza.
La "X" è diventata una cifra stilistica e simbolica che ti contraddistingue. Qual'è il suo significato?
La "X" per me rappresenta la censura, che è ovunque. Ho incominciato con il murale di Berlino "Butterfly": da una parte l'impossibilità di parlare e dall'altra la raffigurazione della libertà attraverso le ali. Cerco sempre di dare un messaggio positivo nelle mie opere. L'incrocio delle dita nella scultura riprende un pò la "X", perchè anche nel Covid qualche censura c'è stata...
Ti definisci un'artista concettuale più che pop. Puoi raccontarci il tuo percorso artistico?
Penso che per un'artista sia importantissimo ricercare molto. Come maestro io ho Picasso, che ho sempre ammirato per la sua capacità di ricercare. Ho iniziato con il primitivismo ed ero molto vicino ad una pittura materica, ma anche alla street art di Basquiat e Keith Hering. Poi con il passare del tempo, dopo due anni a Berlino, ho sperimentato un connubio tra pittura, stencil e street art per arrivare poi appunto al mio simbolo con la "X". Ho definito io la mia arte social pop perchè parla di tematiche attuali urgenti, dando però un segnale di ottimismo e non di negatività.
Al Salotto di Milano dal 24 giugno inaugura "Arazzi Animalier", tua personale che racchiude gran parte del percorso che ci hai raccontato. Ci puoi anticipare qualcosa?
In questa mostra il rapporto tra persona e società sarà indagato attraverso figure animalesche. Cerco di dare messaggi non troppo diretti nelle mie opere, che però lascino pensare. Al Salotto di Milano porterò ad esempio un quadro intitolato "The Future" che raffigura un giovane ragazzo con la testa di asino, potrebbe sembrare una cosa negativa eppure anche qui
il messaggio è un invito a riflettere e a pensare l'asino come a una figura che traina.
Parlando di futuro, quali pensi possano essere le sfide per il mondo dell'arte nell'era post-covid?
Penso che sarà davvero come il dopoguerra: dei cambi repentini e grandi innovazioni. Riprenderà sicuramente tutto alla grande, e quindi penso che occorre cercare di vedere dopo la pandemia. Credo che gli artisti che riusciranno a captare questa possibilità possano fare qualcosa di davvero interessante.
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