16 Febbraio 2024
Nel corso della Seconda Guerra mondiale ebbe luogo un devastante bombardamento aereo su una delle sue più celebrate strutture civili: l’Abbazia benedettina di Montecassino. L’Abbazia si trova sul monte Cassino, a 516 metri sul livello del mare, in posizione dominante sulle valli dei fiumi Liri e Garigliano. Il 10 febbraio del 1944 gli aerei alleati sorvolarono l’Abbazia, lanciando volantini. “Amici italiani, siamo costretti a puntare le nostre armi contro il Monastero. Andatevene subito” c'era scritto. Lo scopo era quello di salvare gli abati e i 350 civili che si trovavano lì rifugiati, ma in pochi accolsero l'invito: la maggior parte delle persone restò nell’Abbazia. 208 furono i morti fra abati e civili che erano rimasti anche dopo il volantino aereo, mentre 30 furono gli abati che sopravvissero con il loro Priore Gregorio Diamare.
Nella mattinata del 15 febbraio 1944 su Montecassino si abbatterono 353 tonnellate di bombe. Nonostante ciò, le robuste mura perimetrali ressero, consentendo poi all’esercito tedesco di occupare il monastero in rovina e di prolungare per altri quattro mesi la resistenza, fino al 18 maggio 1944, quando i soldati britannici e polacchi furono in grado di occupare le macerie dell’Abbazia. Secondo delle stime, nei quattro mesi di assedio persero la vita almeno 30.000 soldati e 2000 civili, ma quest’ultima è una cifra ipotetica, perché i bombardamenti distrussero tutti i registri di Stato civile rendendo così molto difficile quantificare le vittime. L’Abbazia, la Rocca e la città di Cassino furono rase al suolo. L’archivio ed i più preziosi documenti custoditi nell’Abbazia erano stati messi in salvo a Roma prima che avessero inizio le operazioni belliche.
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