29 Settembre 2023
In udienza alla Camera il direttore dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dottor Carlo Doglioni, ha espresso la sua preoccupazione per i due scenari che lo sciame sismico degli ultimi mesi concentratosi nell'area dei Campi Flegrei potrebbe anticipare.
Il primo, da Doglioni definito "più critico", "è un'eruzione come quella del Monte Nuovo avvenuta nel 1538. Una situazione che potrebbe portare non solo a un momento di sismicità ma anche a una eruzione o a una eruzione freatomagmatica". La seconda possibilità, il cui impatto sulle oltre 500mila persone che qui vivono sarebbe decisamente meno grave "è una situazione analoga alla crisi bradisismica del 1982-84, che è durata 2 anni e poi si è fermata".
Per quanto riguarda la possibilità di altri terremoti, poi, Doglioni esclude la possibilità che superino mai la magnitudo 5: "Stiamo parlando di terremoti che possono avvenire solo negli ultimi 4-5 km, perché sotto quella profondità la temperatura è tale che le rocce si stanno deformando in maniera discoplastica. Solo dove le temperature sono inferiori a 400 gradi si può avere una deformazione fragile e si possono generare dei terremoti. Noi non ci aspettiamo terremoti di magnitudo 7-8, ma si potrebbe arrivare a 5".
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