26 Settembre 2025
Bending Spoons, società tech italiana da 5 miliardi
La tech company milanese Bending Spoons, oggi valutata oltre 5 miliardi di euro, rafforza la propria governance per assicurare il pieno controllo nelle mani dei quattro fondatori. La società ha recentemente introdotto il voto multiplo per le azioni di categoria A detenute dai fondatori, consentendo loro di esercitare cinque voti per ogni azione a partire dalla prossima assemblea dei soci.
A guidare questa strategia sono i co-fondatori Luca Ferrari (CEO), Matteo Danieli, Francesco Patarnello e Luca Querella, figure chiave della trasformazione di Bending Spoons in uno dei principali player tecnologici europei. L’obiettivo della manovra è chiaro: consolidare il potere decisionale interno, specialmente in vista di operazioni ambiziose come l’acquisizione da 1,38 miliardi di dollari della piattaforma statunitense Vimeo.
Il diritto al voto multiplo, tuttavia, non sarà automatico. I fondatori potranno esercitarlo solo se rispettano due condizioni: aver fatto parte del consiglio di amministrazione per almeno due anni consecutivi e detenere almeno 7,5 milioni di azioni A. Entrambe le condizioni risultano attualmente soddisfatte da tutti e quattro i fondatori, che detengono individualmente tra 15,2 e 16,7 milioni di azioni A, pari a una quota tra l’11,8% e il 12,8% del capitale. Insieme, controllano il 48,5% del capitale sociale, ma già prima della riforma detenevano il 66,5% dei diritti di voto.
Con l’introduzione del voto multiplo, i fondatori sono destinati a rafforzare ulteriormente il loro potere: alla prossima assemblea il loro peso salirà a oltre il 90% dei diritti di voto, nonostante possiedano meno della metà delle azioni totali. Un modello di governance che richiama da vicino quello adottato dalle big tech della Silicon Valley, dove strumenti simili vengono usati per garantire la continuità strategica e proteggere la visione dei fondatori anche in contesti di rapida espansione.
Il nuovo statuto della società prevede inoltre che il voto multiplo sia riservato esclusivamente ai fondatori: se le azioni di categoria A dovessero essere cedute a soggetti terzi, verrebbero automaticamente convertite in una categoria priva di questo privilegio. Questo meccanismo blinda ulteriormente il controllo del gruppo di vertice, rendendo di fatto impossibile un cambio di direzione senza il loro consenso.
Gli altri soci, pur detenendo complessivamente circa il 24% del capitale, vedranno drasticamente ridotta la loro influenza in assemblea, scendendo sotto il 10% dei diritti di voto. Tra questi figurano fondi e investitori istituzionali come Baillie Gifford (~6%), NB Renaissance (>5%), Cox Investments (4%), Startip – Tamburi Investment Partners (3%), Durable Capital (2,7%) e Nuo Capital (2%), il family office con base a Hong Kong partecipato al 50% da Exor, oltre a Europe SGR (1,4%).
Con questa mossa, Bending Spoons non solo consolida il proprio modello di governance ma si posiziona con decisione tra le realtà europee più vicine, per visione strategica e struttura societaria, ai giganti tecnologici americani. Il messaggio è chiaro: la crescita prosegue, ma il controllo resta saldo nelle mani di chi ha costruito il progetto fin dalle origini.
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