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Lazard dice no ad Abu Dhabi. Ecco perché è saltato il matrimonio che avrebbe cambiato la finanza Usa

Il fondo sovrano dell’Emirato è a caccia di una grande operazione nella finanza occidentale, ma le molte divergenze hanno reso impossibile la fusione con la banca d’affari americana. Che a ottobre cambierà ceo

21 Giugno 2023

Lazard dice no ad Abu Dhabi. Ecco perché è saltato il matrimonio che avrebbe cambiato la finanza Usa

Lazard ha detto no alle avances di Abu Dhabi. Nei mesi scorsi la storica banca d'affari americana guidata dal ceo Ken Jacobs avrebbe avuto colloqui approfonditi con il fondo sovrano dell'emirato. Una mossa che testimonierebbe la volontà di crescere con forza nel mondo dei servizi finanziari occidentali.

    Lo stop alla trattativa

    I colloqui si sarebbero svolti direttamente tra Jacobs e lo sceicco Tahnoon bin Zayed al-Nahyan, presidente del fondo e potente consigliere per la sicurezza nazionale di Abu Dhabi. Le trattative si sarebbero però interrotte per divergenze incolmabili tra le due parti e probabilmente anche per ragioni di natura geopolitica. «Parliamo sempre con le controparti, ma non commentiamo le speculazioni», ha spiegato Lazard al Financial Times che martedì 20 giugno riportava la notizia.

    Se coronato da successo l'accordo avrebbe segnato una svolta clamorosa nella storia di Lazard, un'istituzione finanziaria con 175 anni di storia alle spalle e un forte radicamento in gran parte dei mercati internazionali, Italia compresa. Anche senza una fusione con Abu Dhabi, comunque questo resta un periodo di cambiamenti per Lazard.

    Il passo indietro di Jacobs

    Jacobs, che ha guidato l'istituto dal 2009, è pronto a fare un passo indietro per diventarne il presidente esecutivo. A ottobre il testimone dovrebbe quindi passare a Peter Orszag, economista ed ex funzionario dell'amministrazione di Barack Obama, che assumerà la carica di amministratore delegato.

    Senza contare i contraccolpi che stanno arrivando dalla crisi dell'investment banking. Ad aprile Lazard ha annunciato il taglio del 10% della forza lavoro a causa del rallentamento dell'attività, problema comune in questo periodo a tutti i maggiori competitor.

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