29 Maggio 2023
Sanofi vuole investire «almeno 190 milioni sull’Italia nei prossimi tre anni», dice il suo amministratore delegato per il Paese, Marcello Cattani: «Vogliamo mantenere gli investimenti attuali, che sono in media di 40 milioni all’anno sui siti industriali e di 23 milioni in ricerca e sviluppo». Ma «non bloccate gli investimenti del pharma in Italia», dice il manager della multinazionale francese, che è anche presidente di Farmindustria. Si riferisce a due variabili: il prezzo dei farmaci rimborsati dal servizio sanitario nazionale e i brevetti. Sul primo: l’Italia è tra i Paesi che riconoscono un importo medio di rimborso tra i più bassi d’Europa, dicono le aziende farmaceutiche. E chiedono di alzarlo visti i rincari, anche per loro, delle materie prime che, sostengono, rendono la situazione difficile da sostenere.
Quanto ai brevetti, l’Ue vorrebbe in sostanza superarli, in caso di emergenze, introducendo una «licenza obbligatoria» per usare un farmaco brevettato senza il consenso del titolare. Misura che Cattani contrasta, da manager di un gruppo che in Italia ha fatturato l’anno scorso 1,6 miliardi, ha 1.900 dipendenti e tre stabilimenti—Origgio, Anagni e Scoppito — che stanno crescendo con l’innovazione e la digitalizzazione. I due temi si aggiungono al contestato pay back, «stimato in 1.8 miliardi per il 2023: tassa che penalizza competitività e investimenti».
«Bisogna incentivare i produttori a stare in Italia, fermando la logica di devalorizzazione dei farmaci», dice Cattani che oggi, lunedì 29 maggio, sarà al tavolo dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, «con tutti gli attori della filiera». Dovranno discutere del caso dell’amoxicillina pediatrica, difficile da reperire in questo periodo e oggetto, come altri antibiotici, dell’aumento
dei costi produttivi.
«L’Aifa e il ministero dell’Economia devono trovare le risorse per aumentare il prezzo dei farmaci—dice Cattani che con Sanofi produce terapie innovative e prodotti da banco come il Maalox e l’Enterogermina, ma anche l’antiepilettico valproato di sodio, introvabile nei mesi scorsi —. Il problema, a seconda della stagionalità, può riguardare anche antinfiammatori, statine,
antiaggreganti, diuretici. Il rischio è sistemico. Anche perché può nascere un export parallelo dei farmaci meno
cari verso Paesi che pagano di più. Gli investimenti della farmaceutica in Italia possono venire ridotti. Abbiamo consentito finora a 30 milioni di pazienti con malattie rare di avere oltre 250 farmaci approvati in Europa. Se la norma Ue passa, le aziende saranno spinte verso Usa, Cina e Singapore».
Cattani suggerisce anche l’accelerata sul reshoring: riportare la produzione di principi attivi in Europa. Perché «La difficoltà di reperimento di alcuni farmaci nasce da due fattori, oltre che dall’aumento dei costi industriali. Uno è l’esplosione planetaria della domanda, legata al Covid. L’altro è che la Cina e l’India non sono in grado di esportare i volumi dell’epoca pre-pandemia.
La delocalizzazione è insufficiente, anche se l’Italia è relativamente ben messa perché produce principi attivi per il 25%del 25%prodotto in Europa».
Il gruppo Sanofi, guidato dal ceo Paul Hudson, ha iniziato il 2023 con ricavi trimestrali in crescita del 5,7% a 10,2 miliardi, dopo i 43miliardi complessivi del 2022 (+14% dal 2021) con utile netto di 6,7 miliardi(+8%). A trainare è la medicina di specialità con l’anticorpo monoclonale dupilumab, sviluppato con Regeneron, già approvato per patologie come l’asma e la dermatite atopica e in fase avanzata contro la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Altro progetto è quello dell’anticorpo monoclonale nirsevimab, autorizzato lo scorso novembre nell’Ue e sviluppato con AstraZeneca, per prevenire (ma non è un vaccino) in neonati e bambini l’Rsv, il virus respiratorio sinciziale, patologia diffusa nei lattanti.
«I prossimi 15 mesi saranno importanti — dice Cattani —. Avremo i risultati di una ventina di studi, alcune molecole potrebbero diventare best in class».
Riflette queste dinamiche l’Italia dove sono una quindicina i progetti con gli enti pubblici di Sanofi (che oggi consegnerà i premi Research to Care, alla ricerca indipendente in oncologia).
«Negli ultimi tre anni abbiamo investito quasi 50 milioni sull’impianto di Scoppito, all’Aquila — dice Cattani — per trasformarlo in un centro d’eccellenza mondiale per molecole innovative, frutto della ricerca del gruppo». È qui che verranno industrializzate le piccole molecole «destinate a rivoluzionare l’approccio ad alcune malattie rare, neurologiche, autoimmuni». Nel
nuovo reparto 4.0 (investimento di 23,6 milioni con il ministero dello Sviluppo e la Regione Abruzzo) si lavora
con i Google glass. Anagni, invece, ha una nuova vocazione biotec per potenziare tra l’altro la produzione di vaccini. Sanofi ha finalmente avuto, in dicembre, il via libera Aifa per quello anti Covid, non Rmna. In ritardo? «Sì, ma è il primo vaccino europeo e volevamo che fosse diverso, anche per persone fragili e anziani, sulle quali confidiamo che continuerà a essere usato»
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia