08 Maggio 2023
Carlo Fuortes, fonte: Imagoeconomica
Fuortes lascia l'incarico in Rai. "Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al ministro dell’Economia e delle Finanze", scrive l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, nella nota in cui annuncia la ua decisione. "Non posso, pur di arrivare all’approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti, sebbene ovviamente legittimi, di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai", osserva tra l’altro. "Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica", rivendica. "Il mio futuro professionale, di cui - annota ancora Fuortes - si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito, è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato".
Una decisione non improvvisa quella di Carlo Fuortes (il patto tra gentiluomini con il governo prevedeva che avrebbe lasciato l'incarico al massimo entro la fine di questa settimana): "Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte. Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di Amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’Azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale. Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana".
"Ciò - riprende - minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai. Il Consiglio di Amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021. Non posso, pur di arrivare all’approvazione in CdA dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso di condividere cambiamenti, sebbene ovviamente legittimi, di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai".
"Ho sempre ritenuto - rivendica Fuortes - la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale, di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito, è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa». «Prendo dunque atto - conclude - che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al Ministro dell’Economia e delle Finanze".
Ma cosa c'è dietro a queste dimissioni? C'è che il piano organizzato da palazzo Chigi per l'uscita morbida di Fuortes rischiava di essere affondato nei prossimi giorni o comunque di subire pesanti rallentamenti e quindi il governo rischiava di non fare in tempo per la presentazione dei nuovi palinsesti. Il progetto prevedeva la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale (e dal Quirinale riservatamente trapelava più di qualche perplessità in merito, anche se, a quanto siamo in grado di rivelare, a tutt'oggi non è stato ancora inviato da Palazzo Chigi al Capo dello Stato) poi la lettera da parte della fondazione San Carlo di Napoli indirizzata al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano con l'indicazione del nome di Fuortes come nuovo soprintendente ed infine la nomina formale da parte del ministro della cultura. Senza contare i ricorsi dell'attuale numero uno del San Carlo di Napoli Lissner. Insomma, una procedura a dir poco macchinosa e farraginosa che avrebbe creato ancora molti problemi e che difficilmente sarebbe potuta andata in porto senza ulteriori mal di pancia. Da qui la decisione, concordata con palazzo Chigi, di giocare d'anticipo e rompere gli indugi, anziché come previsto nei giorni scorsi aspettare la lettera di incarico da parte del ministro Gennaro Sangiuliano. Un modo per togliere dall'imbarazzo se stesso e il governo a fronte del sempre più probabile fallimento della strategia precedentemente elaborata. Ora si guarda alle prossime mosse sull'asse palazzo Chigi- Rai.
Servirà la proposta del Ministro delle Finanze con il nome del nuovo amministratore delegato che potrebbe essere Roberto Sergio (gradito a Fratelli d'Italia e al PD zona Franceschini) e la relativa delibera del consiglio ministri, poi sarà la volta dell'Assemblea azionisti (nel caso in forma totalitaria) in cui il Mef designerà il nuovo Ad. Ma si guarda anche a cosa farà la presidente Marinella Soldi: potrebbe non reggere l'impatto molto forte della destra e potrebbe dimettersi. In quel caso già si parla già di Antonio di Bella come Presidente di garanzia mentre in occasione del CDA del prossimo 18 Maggio arriverà la nomina di Giampaolo Rossi come direttore generale di viale Mazzini. Tra le prime urgenze da risolvere ci saranno i palinsesti autunnali, la cui presentazione è stata rinviata a luglio: c'è da decidere il futuro di Fabio Fazio, che ha il contratto in scadenza e viene da molti dato in uscita. Tra gli arrivi ci sarebbe, invece, Pino Insegno. L'obiettivo del centrodestra è rinnovare tutta la programmazione, dall'intrattenimento alla fiction, nella linea di un cambiamento della narrazione del paese, eliminando trasmissioni e derive che sono state criticate negli ultimi anni dai partiti dell'attuale maggioranza.
I nuovi vertici potrebbero poi procedere, in una prima fase, alla tornata di nomine. Per il Tg1 si fa sempre con maggiore insistenza il nome del direttore dell'Adnkronos Gian Marco Chiocci, anche se l'arrivo di un esterno provocherebbe le proteste dell'Usigrai e la scelta per la testata della rete ammiraglia di un giornalista vicino a Fdi, dopo quello di Nicola Rao che guida ora il Tg2, imporrebbe poi un riequilibrio. Lo pretende in primo luogo la Lega, che vedrebbe con favore il passaggio di Marcello Ciannamea all'Intrattenimento Prime al posto di Stefano Coletta; sia Forza Italia, che spinge per portare al Tg2 Antonio Preziosi, che lascerebbe così la guida di Rai Parlamento a Giuseppe Carboni, l'ex direttore del Tg1 gradito a M5s attualmente senza incarico. Al Tg3 potrebbe arrivare Costanza Crescimbeni al posto di Mario Orfeo. Per quest'ultimo si parla di un possibile approdo a Repubblica. Da assegnare anche le caselle della Direzione Approfondimento e del Coordinamento editoriale mentre per Antonio Di Bella già si parla della Presidenza di Viale Mazzini con un ruolo di garanzia. Per Approfondimento e Coordinamento editoriale sono in pista rispettivamente Nicola Rao se dovesse lasciare il Tg2 (con Corsini che potrebbe approdare alle Relazioni Esterne) e Monica Maggioni.
Di Marco Antonellis
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