25 Gennaio 2023
fonte: pixabay
SCRITTI PANDEMICI
L’umano nell’uomo, o della compassione
Quando – dopo due anni orribili - è iniziato il 2022, molti di noi hanno sperato nell’imminente ritorno alla normalità. Poi, con lo scoppio della guerra, immagini di atrocità bestiali hanno gelato le speranze. Uccidere prigionieri che si arrendono non è un atto di guerra, è un crimine. Ed è ciò che fanno tutti i giorni in Ucraina, come se la Convenzione di Ginevra non fosse mai esistita. Leggo Vasilij Grossman (Il bene sia con voi!), le parole del vecchio Professor Rozental’: “I nazisti risvegliano i lati oscuri, rinfocolano l’odio. Creano il pregiudizio. E’ questa la loro forza… Perché è pieno di buio e crudeltà il mondo, di pregiudizi e di superstizioni”.
Ma proprio nell’istante in cui sta per essere fucilato e gettato in fondo a un burrone, Rozental’ è rassegnato e felice, perché ha compreso che “Hanno tolto le briglie all’odio e ne è nata la compassione” e sarà il gesto di pura, innocente, umanissima compassione di una bambina ebrea di sei anni a ispirare le parole dello stesso Grossman nel racconto successivo (La madonna sistina): “Cosa diremo al cospetto del tribunale del passato e del futuro, noi uomini vissuti nell’epoca del nazismo? Non abbiamo giustificazioni. Diremo che non c’è stata un’epoca più dura della nostra, ma che non abbiamo lasciato morire l’umano nell’uomo… Continuiamo a credere che vita e libertà siano una cosa sola, e che non ci sia nulla di più sublime dell’umano nell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà”.
Queste parole mi colpiscono al cuore. Intuisco ciò che mi disturba nel transumanesimo: il disprezzo verso l’essere umano, verso “l’umano nell’uomo”. Se c’è una caratteristica che accomuna i transumanisti, è la loro totale, inumana assenza di compassione. Passione, compassione, amore, solidarietà: i più nobili sentimenti umani. Poi, naturalmente, c’è il pensiero trascendente, che è esattamente il contrario del pensiero transumanista. Il transumanista aspira al superamento dell’homo sapiens, al trionfo di quello che Yuval Noah Harari ha chiamato homo deus, cyborg composto da cellule umane e intelligenza artificiale, al definitivo snaturamento dell’umano nell’uomo.
Per tre anni ho fatto ciò che ho potuto per mostrare che il dito (la pandemia) indicava la luna (il transumanesimo). Gli idioti continuano imperterriti a guardare il dito e io sono esausto, sfinito, esangue.
L’ennesima utopia (il trionfo del transumanesimo renderà l’umanità felice, forse persino immortale) non è meno pericolosa di quelle che l’hanno preceduta: teorie basate sulla superiorità razziale, di classe sociale eccetera.
I metodi per sottomettere la maggioranza sono sempre gli stessi, cambiano soltanto gli strumenti: dalle adunate oceaniche nelle piazze si è passati al controllo dei mezzi d’informazione, ma la mistificazione è la stessa, il meccanismo elementare, vecchio come il mondo.
“La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo. La massa ama gli uomini forti, la massa è donna.” (Benito Mussolini).
“La massa ha la preconcetta sensazione che vi siano forze che tendono a distruggerla.” (Elias Canetti, Massa e potere). Questo preconcetto fa sì che il maggior elemento aggregante di ogni comunità umana sia la paura. Freud aveva colto nel giusto, affermando che “la fusione dell’individuo nella massa è una regressione, una sconfitta della razionalità, un temporaneo sonno dell’io”. Tutte le sere assistiamo al triste spettacolo di un’informazione che porta nelle nostre case commentatori in balia di un temporaneo sonno dell’io, invasati, scalmanati che si mettono in mostra per riguadagnare quella visibilità individuale che intuiscono di avere perso per il fatto stesso di essere semplicemente uno dei tanti nella massa.
Esiste un limite invalicabile oltre il quale il mantenimento di una forma di governo democratica, in assenza di una sostanza democratica, fa scivolare una Nazione nel baratro dello scontro civile.
Siamo scivolati nel totalitarismo perché la maggioranza delle persone è stata ipnotizzata. Per mantenere questo stato d’ipnosi, occorre mantenere “l’entusiasmo e l’interesse”, sostituendo il nemico da combattere: nuovo nemico, nuovo collante che aggrega la massa.
Nella massa, emerge il più scalmanato, il peggiore, l’essere umano spregevole, deteriore, il vigliacco. Finalmente trova un nemico da combattere. Alcuni tra i migliori giornalisti dell’Occidente hanno gettato la maschera: non sono che mistificatori, spregevoli, deteriori, vigliacchi.
E’ scomparsa la compassione. Si indica un nemico e la massa è pronta a sacrificarlo per il bene comune. Ho orrore di tutto, mi è difficile persino uscire di casa. Lo so, per ora tutte le sofferenze inflitte al nemico sono poca cosa: reclusione domiciliare, soppressione del diritto di lavorare, concessione dei diritti subordinatamente all’obbedienza a grida manzoniane assurde e del tutto inutili, privazione del diritto all’assistenza medica (ospedali negavano le cure ai no vax), privazione del diritto di assistere i propri cari e persino accompagnarli alla sepoltura.
La Storia la scrivono i vincitori (e poi la cancel culture la riscrive), non posso neppure affermare che i colpevoli verranno giudicati. Ma per una volta (io, avvocato) mi ergo a Giudice ed emetto il mio verdetto: colpevoli!
Quest’anno finisce con nuovi tamponi ai cittadini cinesi, nuove discriminazioni, altri crimini di guerra. La mistificazione va avanti e gli obbiettivi dei transumanisti sembrano a portata di mano. La “distruzione creativa” auspicata dal documento dei Trenta procede e il nostro Signor Presidente del Consiglio Signora Giorgia Meloni ha fatto promesse all’Aspen Institute che deve mantenere. “Io sono Giorgia”, la sua agiografia, le ha aperto la strada. E’ gradita ai poteri sovranazionali che governano l’Occidente, ma deve obbedire ciecamente. Chi mistifica può creare ma con la stessa facilità distruggere.
Io, proprio come il vecchio Professor Rozental’ osservo il fondo del burrone. No, non sono né rassegnato né felice. Ho paura che il 2023 e gli anni a venire possano essere quelli decisivi, quelli in cui l’umanità “lascerà morire l’umano nell’uomo…”, accetterà senza contrastarli il “buio e la crudeltà del mondo, i pregiudizi e le superstizioni”, rinunzierà a “credere che vita e libertà siano una cosa sola, e che non ci sia nulla di più sublime dell’umano nell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà”.
Di Alfredo Tocchi, Il Giornale d’Italia
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