Giovedì, 13 Novembre 2025

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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il "Registro degli influencer" è l'ennesimo passo verso lo Stato autoritario paternalista. Nel segno del potere consociativo

Un'altra trovata del Leviatano che formalmente si rivolge agli influencer, in effetti a quei giornalisti o produttori di contenuti che non entrano nell'informazione ufficiale in cui si entra solo per mano dei partiti.

13 Novembre 2025

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Lo scandalo della BBC “indipendente dalla politica, dai partiti, devota solo ai cittadini” pescata a manipolare la qualunque, dai discorsi di Trump al gender, al clima, ai conflitti, è il segreto di Pulcinella dal quale tutti stanno alla larga. Per dire che nel mondo dorato dell'informazione, dorato per chi ci entra, nessuno può scagliare la pietra dell'indignazione e allora tutto va ben, madama la marchesa. O per dirla meglio: tutti sporchi, nessuno sporco e tutti martiri. Dice giustamente Claudio Velardi, direttore del Riformista, che prima di tutto ci vorrebbero i giornalisti, gente cioè capace di liberarsi dalla catene del servilismo, del narcisismo, della ruffianeria verso il pubblico (mentre tutti vantano la propria popolarità, o, come qualcuno la chiama, “potenza” sui social); aggiunge Giulio Meotti che il giornalismo l'hanno ucciso i giornalisti, ed è la stessa cosa. La fine del giornalismo ha tante cause, ma possiamo riassumerla, alla grezza, così: il dominio storico che dal potere politico negli anni Ottanta-Novanta aveva lasciato il posto alla pubblicità, al “Padrone in redazione” come lo vedeva Giorgio Bocca, è rifluito, è tornato alla politica che è quella che eroga i finanziamenti direttamente o consente le sponsorizzazioni per i mille rivoli delle partecipate, della aziende pubbliche e di quelle private ma con pesanti interferenze partitiche. Se io oggi voglio dire che la situazione dei trasporti continua ad essere catastrofica, al di là dei proclami e degli investimenti megalomani o truffaldini, non posso dirlo, su nessuna testata, perché scatta subito il condizionamento: ti tolgo la pubblicità. La medesima cosa per tutto, energia, poste, enti locali e loro operato.

L'altra schiavitù, mai disgiunta perché valori e affari van sempre d'accordo, si chiama ideologia e nello specifico si chiama woke. BBC (come tutte le emittenti pubbliche di tutti i Paesi del mondo, senza distinzione fra democrazie di facciata e dittature), agiva sulla spinta di condizionamenti autoindotti, pensava che mentire per la causa fosse etico e doveroso. “Ci sono stati errori” si sono discolpati alcuni capoccia decapitati dopo lo scandalo, ma gli hanno fatto notare che quando gli errori diventano sistema non sono più errori, sono disonestà, malafede. In tutto questo, in Italia sotto un governo di destra scatta una normativa punitiva, repressiva, voluta, sognata per anni dalla sinistra e da ultimo adottata dall'Autorità, dal Garante nominato da Conte, dalla sinistra anarcoide trasferita nel Palazzo. Motivo per cui, una volta tanto, nessuna testata di sinistra accusa il governo Meloni di fascismo. Ma questa trovata non sarebbe stata male nel Minculpop. Lo chiamano “Registro degli influencer”, furbescamente perché questa categoria di trafficoni e di malfattori giustifica istintivamente una regolamentazione, ma lo scopo è stroncare quanti, fuori dall'informazione ufficiale, producono i loro contenuti in proprio: soggetti ad una allucinante trafila regolamentare, per non sbagliare la solita burocrazia punitiva, che culmina in multe da 30mila a 600mila euro, esagerata a scopo intimidatorio ma superflua perché per uno che a malapena campa coi social pagare trentamila euro e pagare trentamila miliardi è lo stesso.

La normativa sulle pubblicità mascherate e i prodotti truffaldini c'è già, non è mai stata applicata e bastava applicarla, ma l'Italia del consociativismo repressivo ha escogitato un regolamento ad hoc e il motivo è semplicissimo: nel ricondurre a responsabilità, nel senso di una volutamente imprecisata “lotta alla disinformazione”, si può infilare di tutto, dalle guerre alla salute ai comportamenti privati, all'etica individuale. Se io elaboro un contenuto dove difendo il diritto personale di fumare e bere caffè, posso essere sanzionato per cattivo esempio verso i giovani; se definisco cicciona una che si rotola in una rete da pesca con chiaro intento esibizionistico, passo in fama di odiatore e siccome “odiare ti costa”, come predica la sinistra, devo pagare. In questi giorni pochi o nessuno sa che agli ATP Finals di Torino in 4 giorni di sfide sono cascati almeno 4 spettatori di malore improvviso, due dei quali morti stecchiti; se lo dico, faccio disinformazione e sono tenuto alla sanzione-monstre. Hanno utilizzato perfino la morte del direttore Vessicchio, verosimilmente o almeno mai esclusa in modo convincente in relazione ai vaccini, per rilanciare una oscena campagna vaccinale su tutto, dalla polmonite interstiziale all'influenza, senza tralasciare il Covid e arrivando agli incidenti stradali, al vaso di fiori sulla testa: se io mi ostino a scrivere, a dire in un filmato che dopo il vaccino Covid mi sono scoperto un cancro, vi lascio immaginare di che morte sono destinato a morire.

Indugio in esempi perché sia chiaro che questo cosiddetto Registro degli influencer è una porcata liberticida e repressiva degna del coprifuoco di triste memoria: ed è adottata in modo condiviso da sinistra a destra. È un altro passo lungo la strada che porta alla fine delle democrazie liberali e al ritorno, trionfale, dello Stato autoritario paternalista: ti dico io, io Garante, io istituzione, Governo, Stato se pensi e informi bene e cosa ti aspetta se non righi dritto. Questo governo nella legge di bilancio ha appena sancito l'aumento progressivo delle accise sul fumo “per stroncare l'abitudine in particolare nei giovani”: deve essere il Leviatano a plasmare i miei comportamenti? Ieri un lancio di agenzia, non il delirio di uno youtuber, una ADN Kronos poteva titolare senza imbarazzo: '“Rischio morte più alto per chi non va a votare”, lo studio boccia l'astensione'. E non si capiva se fosse una minaccia o una maledizione. Dove siamo, in Corea del Nord? Il Registro degli influencer non si rivolge agli influencer ma a tutti quei giornalisti o produttori di contenuti che non entrano nell'informazione ufficiale in cui si entra solo per mano dei partiti, cioè sviluppa, tra i suoi effetti perversi, l'eterna sudditanza alla politica onnipotente. Se questa è democrazia! Ma uno dell'Autorità coinvolta, con cui mi sono scontrato pubblicamente, difende il provvedimento e mi riferiscono che in privato mi abbia bollato come complottista. Sarò complottista, ma francamente dopo il Covid, dopo la mitica BBC, cui la RAI non è inferiore, di fidarmi di politici e garanti liberticidi non me la sento più, sapendo perfettamente come va a finire.

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