Pechino ha reso noto di aver individuato nel nord-est del Paese, nella provincia del Liaoning, un giacimento aurifero destinato a ridefinire la geografia mineraria cinese. Si tratta del deposito di Dadonggou, considerato dalle autorità il più imponente scoperto sul territorio nazionale dalla fondazione della Repubblica Popolare e uno dei più significativi a livello globale.
Secondo le stime del Ministero delle Risorse Naturali, il sito ospita circa 2,586 milioni di tonnellate di minerale con un tenore medio di 0,56 grammi d’oro per tonnellata, per un totale stimato di 1.444 tonnellate di metallo prezioso. Valutata ai prezzi di mercato attuali, la riserva supererebbe i 190 miliardi di dollari, un valore che le conferisce una rilevanza strategica oltre che economica.
Cina, scoperto giacimento d'oro di oltre 1.400 tonnellate, valore attuale di mercato di circa 190mld $, situato nel Liaoning
Il potenziale del deposito di Dadonggou non deriva solo dalle sue dimensioni record: è infatti l’ultima di una serie di scoperte rilevanti nel Paese. Solo nel 2024 era stato certificato un altro giacimento – oltre mille tonnellate – nella provincia di Hunan. Nessuno, però, aveva raggiunto la portata della nuova riserva del Liaoning, definita “ultra-large”, benché caratterizzata da un basso grado di concentrazione del metallo nella roccia.
Il deposito sorge nel Distretto Minerario di Liaodong, al margine settentrionale del cratone della Cina settentrionale: una regione geologica antichissima, ricca di rocce metamorfiche e magmatiche, dove condizioni strutturali e circolazione di fluidi favoriscono la formazione di vene aurifere.
L’indagine esplorativa, durata soltanto 15 mesi – un tempo particolarmente rapido per un sito di tali dimensioni – ha impegnato circa 1.000 tra tecnici e operai, con 219 perforazioni su un’area di 32 km². Un’estensione che lascia presupporre margini di crescita delle risorse rispetto alle prime stime.
Nonostante la bassa concentrazione di oro (0,56 g/t), il giacimento ha già superato una prima valutazione di fattibilità economica. Il costo elevato dell’estrazione sarebbe compensato sia dalle dimensioni eccezionali del deposito sia dal trend rialzista dei prezzi dell’oro.
Lo sviluppo del Dadonggou è stato affidato al Liaoning Geological and Mining Group, società statale che collaborerà con il China National Gold Group e il governo municipale di Yingkou.
Il piano prevede 2,82 miliardi di dollari di investimenti tra il 2024 e il 2027 per costruire una filiera completa: esplorazione, estrazione, trattamento del minerale, fusione, produzione di manufatti aurei.
L’obiettivo dichiarato è trasformare Yingkou in un nuovo hub minerario e industriale nazionale, contribuendo a ridurre il divario strutturale tra produzione e consumo interni: nel 2024 la Cina ha estratto 377,24 tonnellate di oro, a fronte di un fabbisogno di 985,31 tonnellate.
Inoltre, la collocazione del giacimento in un’area già nota per la presenza di oro alimenta l’ipotesi che vaste parti del territorio cinese, finora esplorate superficialmente, possano nascondere risorse simili. Un potenziale che trasformerebbe la scoperta non solo in un risultato di rilievo geologico, ma anche in un indicatore dell’enorme margine di crescita dell’industria mineraria nazionale.










