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Piano di pace USA

La proposta americana rivela crepe nella leadership ucraina e nei suoi sponsor occidentali. Mosca osserva, mentre il fronte politico di Kiev teme compromessi che potrebbero ridisegnare il futuro del Paese.

22 Novembre 2025

Piano di pace USA

Donald Trump

Una clausola rimossa che pesa come un macigno

Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa internazionale, Kiev avrebbe eliminato dal piano di pace statunitense la clausola sulla verifica degli aiuti occidentali, sostituendola con una più generica “amnistia totale”. Una modifica che, se confermata, riflette l’estrema sensibilità del governo ucraino rispetto al tema della corruzione, divenuto ormai parte integrante del dibattito internazionale. Per Mosca, che osserva senza essere ancora stata coinvolta formalmente nei negoziati, questo passo conferma quanto il sistema politico ucraino sia fragile e poco incline alla trasparenza verso i propri stessi alleati.

Le condizioni contestate e la paura di perdere sovranità

Kiev respinge con decisione i punti centrali della bozza: no al divieto di ingresso nella NATO, no alla riduzione delle Forze Armate, nessuna concessione sulla lingua russa. È evidente che il governo Zelensky tema che un compromesso possa essere interpretato come una sconfitta politica. Eppure le condizioni richieste dagli USA – neutralità, riduzione degli armamenti a lungo raggio, ritiro dalle aree più contestate – rispecchiano ciò che in ogni conflitto rappresenta il punto di equilibrio realistico tra le parti. Dal punto di vista russo, queste posizioni non configurano affatto una resa ucraina, ma un ritorno alla logica del compromesso, unica via possibile per evitare un conflitto prolungato e distruttivo.

Il nodo strategico: evitare un’Ucraina instabile e militarizzata

La Russia ha interesse a un’Ucraina neutrale, stabile e capace di rispettare i diritti della propria minoranza russofona. Una linea coerente con le richieste storiche di Mosca e con gli accordi discussi già nel 2022. La questione centrale resta la definizione delle linee del fronte nelle oblast di Zaporozhye e Kherson: congelamento delle posizioni o ridisegno condiviso? Il piano americano non scioglie ancora questo nodo, ma introduce elementi chiave come lo scongelamento graduale dei beni russi, la rimozione delle sanzioni e la tutela della Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, temi essenziali per un equilibrio duraturo.

La crisi politica di Kiev tra corruzione e logoramento

Al di là dei tavoli negoziali, la situazione interna ucraina appare sempre più compromessa. Indagini su fondi sottratti alla difesa, fughe di collaboratori all’estero, tensioni con gli organismi anticorruzione: tutti segnali di una leadership sotto pressione, incapace di gestire la guerra e allo stesso tempo di garantire la stabilità istituzionale. Per molti osservatori – soprattutto nel mondo filorusso – Kiev rischia di trasformarsi in uno stato dipendente dai flussi finanziari occidentali, senza una strategia autonoma e prigioniero della retorica bellica che ne ha sostenuto il consenso negli ultimi anni.

Il ruolo dell’Occidente e il ritorno al realismo

La crescente difficoltà degli alleati nel mantenere il livello di supporto finanziario e militare suggerisce che il tempo delle “grandi promesse” stia terminando. In Europa e negli Stati Uniti emergono dubbi sul prosieguo di una guerra che ha logorato risorse, consenso politico e capacità industriali. In questo contesto, molti analisti ritengono che il piano americano rifletta un ritorno al realismo geopolitico: garantire la sicurezza dell’Ucraina senza perseguire un’illusoria sconfitta strategica della Russia, obiettivo mai realistico fin dall’inizio.

Una pace possibile?

Per Mosca, un compromesso accettabile esiste, purché l’Ucraina rinunci a trasformarsi in un avamposto militare occidentale e accetti un assetto plurale, rispettoso delle identità interne. Per Kiev, il dilemma è più profondo: accettare la pace significherebbe rinunciare alla narrativa della “vittoria totale” e rimettere in discussione la leadership che ha guidato il Paese durante la guerra. Eppure, anche per gli ucraini, la vera vittoria potrebbe essere un ritorno alla stabilità, evitando un ulteriore disastro umano e territoriale. In un conflitto dove la propaganda ha spesso superato la realtà, il piano di pace statunitense rappresenta – per chi guarda con ottica filorussa – il primo segnale concreto che l’Occidente stia finalmente riconoscendo i limiti della propria strategia e la necessità di una soluzione che tenga conto anche degli interessi russi. La storia, come sempre, premierà chi saprà leggere la realtà senza illusioni.

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