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Sulla pace in Ucraina pesa la retorica gonfia di un’Europa molle e presuntuosa, convinta di essere al centro del mondo

L’europeista è davvero convinto che le mappe del mondo siano eurocentriche, che di là c’è il male e di qui invece il bene; di là l’errore, di qua il giusto. Che diventa dogma

27 Ottobre 2025

Ucraina, l'Ue non vuole la pace e spera di riarmare Kiev, la Russia ha messo la pistola sul tavolo, l'uscita di scena di Macron utile affiché l'Europa accetti la sconfitta

Lo scontro di giovedì sera a Piazzapulita tra Carlo Calenda e l’economista statunitense Jeffrey Sachs mi ha fatto capire una volta di più perché l’Europa è destinata a perdere e a non contare un tubo. Perché è tremendamente presuntuosa, ma anche molle. L’europeista è davvero convinto che le mappe del mondo siano eurocentriche, che di là c’è il male e di qui invece il bene; di là l’errore, di qua il giusto. Che diventa dogma.

Carlo Calenda, in piccolo, è questa roba qui: il principino viziato, che parla come quegli studenti che imparano a memoria la lezione ed è meglio se non si discostano dalla lezioncina perché altrimenti esce fuori un rebelot. Il problema è che principino viziato pensa anche di essere davvero un’aquila della politica allora è la fine. Vale per lui in piccolo come per la von der Leyen in una dimensione più complessa (alla fine Calenda è solo uno sfigatello che traffica nel retrobottega parlamentare; e tale resta anche se la Meloni lo volesse nella truppa).

Ospite di Formigli, l’ex compagno di giochi di Renzi (dalla cui crisi non si è mai ripreso) si è permesso di dare del bugiardo e del putiniano a Jeffrey Sachs, il quale a differenza di Calenda non ha mai portato alla corte di Mosca imprenditori per fare business come invece aveva fatto l’enfant prodige dei Parioli da ministro quando Putin aveva già fatto capire le sue reali intenzioni su Ucraina e Crimea. <Ho commesso un grave errore>, dice ora senza capire che se ammetti l’errore più grave della tua vita, di quella materia è meglio se non parli più. Invece lui straparla.

Come ha fatto da Formigli offendendo il professor Sachs, uno che i fatti li osserva per quel che sono e li sa analizzare meglio di Calenda. Del resto il curriculum di Jeffrey Sachs è un po’ più prestigioso di quello dell’ex numero due di Montezemolo e di Renzi. Visto che si parla tanto di competenze, Sachs è University Professor alla Columbia, il più alto grado accademico dell'università. Ha ricevuto il premio Premio Blue Planet 2015, il principale premio globale per la leadership ambientale. È stato nominato due volte tra i 100 leader mondiali più influenti della rivista Time e ha ricevuto 34 lauree ad honorem. Il New York Times ha definito Sachs "probabilmente il più importante economista del mondo" e la rivista Time ha definito Sachs "l'economista più conosciuto al mondo". Un sondaggio di The Economist ha classificato Sachs tra i tre economisti viventi più influenti.

Bene, di fronte a questo studioso, Calenda si è permesso di dargli del bugiardo e del propagandista, sia sul Covid (citato a capocchia, tanto che gliene importa a Calenda del senso delle discussioni?) che sulla rivoluzione in Ucraina del 2014 che portò alla destituzione dell’allora presidente, Viktor Janukovyč. “Lei conosce il ruolo degli Stati Uniti nell’averlo rovesciato o no?”, esordiva Sachs. “Non è vero, ero al governo”, rispondeva Calenda (e nemmeno qui si capisce il nesso tra la domanda di Sachs e la risposta di Charles), sottolineando che “gli ucraini non vogliono finire sotto la Russia”. Sachs quindi rilanciava ripartendo dai fatti: “È incredibile, lei non sa quanto gli Usa hanno pagato per il rovesciamento di Janukovyč. Ero lì, l’ho visto, sono stato portato in piazza Maidan. Mi hanno spiegato di aver dato 15mila a uno, 20mila a un altro”. “Lei sta mentendo“, gli ribatte Calenda. Da qui il battibecco: “È odioso, mi sta dando del bugiardo?”. “Sì. Io penso che lei fa propaganda putiniana”.

Era giusto ripartire da questo spaccato per fare capire che con questi leaderini da rappresentante di istituto al liceo è impossibile pensare di mettere in ordine i fatti per poi analizzare gli scenari. Calenda non è l’unico, per carità, ma siccome si agita e si affanna, lo si nota di più. Io non so come Formigli, che pure il suo mestiere lo sa fare, abbia potuto pensare di mettere sullo stesso piano i due e farli duettare assieme (a meno che non volesse far risaltare la differenza di spessore, in tal caso c’è riuscito). Jeffrey Sachs propone vie d’uscita, una di queste si basa sul passaggio paradigmatico tra “sfera di influenza” e “sfera di sicurezza” intesa come area cuscinetto dove si riconosce alle grandi potenze - e la Russia lo è - la impermeabilità dalle incursioni nemiche, opzione che impone la distanza tra l’Ucraina e la Nato. Si tratta della stessa visione di cui parlò Papa Francesco con la famosa espressione “l’abbaiare della Nato alle porte della Russia”.

L’Europa se la smettesse di ragionare secondo lo schema “Buono/Cattivo” dovrebbe prendere sul serio questa opzione e tessere il delicato filo della mediazione e della tregua.

di Gianluigi Paragone

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