21 Ottobre 2025
Fonte foto: Lapresse.it
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas — noto anche come Abu Mazen — si prepara a visitare Roma il prossimo 7 novembre, dove incontrerà la premier Giorgia Meloni, il presidente Sergio Mattarella e, per la prima volta, Papa Leone XIV. Prima di questo importante viaggio diplomatico, il leader dell'Anp è stato intervistato dal Corriere della Sera, esprimendosi sull'attuale situazione della Striscia di Gaza e soprattutto sul suo futuro.
Abu Mazen ha criticato fortemente la condotta di Hamas nell'enclave palestinese, affermando che nel futuro non c'è posto per l'organizzazione islamista nel governo di Gaza: "Siamo noi l'autorità sovrana", ha affermato.
Sulle recenti iniziative internazionali, a partire dal piano proposto dal presidente americano Donald Trump, Abu Mazen si dice favorevole: "Abbiamo accolto con favore l’annuncio del presidente americano di un cessate il fuoco a Gaza e l’avvio della prima fase, che comprende la liberazione di ostaggi e prigionieri, l’ingresso di aiuti umanitari gestiti dalle Nazioni Unite e il ritiro delle forze occupanti nelle linee concordate. Siamo grati anche al lavoro dei mediatori e dell’amministrazione americana".
A chi solleva dubbi sul ruolo dell’ANP nel piano, Abbas risponde rivendicando la legittimità della sua autorità su tutta la Palestina: "Lo Stato di Palestina è l’autorità sovrana su Gaza. È quindi fondamentale ristabilire il collegamento con la Cisgiordania attraverso le leggi, le istituzioni e il governo, tramite il Comitato Amministrativo Transitorio e le forze di sicurezza legittime". Ma per far avanzare la soluzione dei due Stati, è necessario fermare tutte le misure israeliane che la ostacolano.
"Per esempio, il trattenimento dei fondi palestinesi che devono essere sbloccati. Vogliamo finisca l’assedio alla nostra economia, l’espansione delle colonie, il terrorismo dei coloni, l’annessione di terre e le aggressioni contro i luoghi santi islamici e cristiani", afferma. Per lui, la Dichiarazione di New York, frutto della Conferenza Internazionale per la Pace, rappresenta una tappa fondamentale verso una pace duratura.
Anche sulle riforme interne dell’ANP, Abu Mazen rivendica i progressi fatti e gli impegni assunti. La costruzione di uno Stato moderno è, a suo dire, un obiettivo prioritario. "Stiamo lavorando alla costruzione di uno Stato moderno, democratico e non militarizzato, sull’organizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari entro un anno dalla fine della guerra, e sulla preparazione di una costituzione provvisoria che sarà annunciata nei prossimi mesi. Lavoriamo anche a due norme sulla legge elettorale e sui partiti".
Non manca una dura condanna contro Hamas, soprattutto dopo i video delle esecuzioni pubbliche circolati da Gaza. "Condanniamo con fermezza le esecuzioni sommarie compiute da Hamas contro decine di cittadini, commesse al di fuori di ogni quadro legale e senza alcun processo equo. Hamas è responsabile di queste esecuzioni orrende e inaccettabili, che costituiscono una violazione dei diritti umani e un grave attentato allo Stato di diritto". Questi atti, prosegue Abbas, "danneggiano gli interessi del nostro popolo e mirano a perpetuare il controllo di Hamas su Gaza offrendo pretesti all’occupazione e ostacolando la ricostruzione. Ostacolano anche l’unificazione delle istituzioni statali sotto un’unica autorità legittima, un’unica legge e un’unica forza di sicurezza".
Secondo il presidente palestinese, il disarmo dei gruppi armati è una condizione imprescindibile. "C’è una richiesta internazionale di disarmo che Hamas ha approvato. Inoltre, non dovranno avere alcun ruolo nel governo di Gaza: le armi vanno consegnate". E aggiunge: "Hamas ha ancora la possibilità di trasformarsi in un partito politico, se adotterà i principi dell’Olp, rispetterà i suoi impegni internazionali e sosterrà la soluzione dei due Stati".
Abu Mazen ribadisce con forza la sua posizione su quest’ultima: "La soluzione dei due Stati resta l’unica opzione per garantire pace, sicurezza e stabilità nell’intera regione. Assicura al popolo palestinese il diritto alla libertà, all’indipendenza e alla creazione del proprio Stato sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale, vivendo fianco a fianco con Israele in pace, sicurezza e buone relazioni di vicinato".
Alla fine, nonostante le tensioni e le violazioni israeliane del cessate il fuoco, Abbas lascia spazio a una nota di speranza. "Ritengo che la via verso la pace sia oggi più aperta che mai, affinché Israele e Palestina possano vivere insieme e in sicurezza".
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