20 Ottobre 2025
La guerra a Gaza non sarà più la "Guerra delle spade di ferro", né la guerra israelo-palestinese, e neppure il conflitto contro Hamas. La guerra a Gaza si chiamerà "Guerra di redenzione". Il nuovo nome è stato approvato ieri, 19 ottobre, dal governo su diretta iniziativa del premier Netanyahu.
Usare "bene" le parole è importante e Benjamin Netanyahu lo sa. La decisione di "etichettare" il conflitto tra Israele e i miliziani di Hamas come "Guerra di redenzione" risponde ad una politica ideologica precisa, dove il potenziale semantico della lingua e delle parole è sfruttato appieno nel tentativo di (ri)costruire la narrazione storica. Che Netanyahu racconti gli episodi di guerra dal suo punto di vista, il punto di vista cioè dell'aggressore e del "colonizzatore", non è una novità dato che in più circostanze ha sfoggiato un repertorio costante di frasi autolegittimanti e codici di propaganda negazionista. Ma che ora si arrivi a definire ufficialmente un genocidio come "guerra di redenzione" rappresenta una mossa ideologica senza precedenti. Perché come hanno infatti denunciato le opposizioni, obiettivo del governo Netanyahu è quello di "costruire una narrazione" (pseudo)storica in cui si giustifica l'aggressore e se ne autolegittima le mosse criminali. In altre parole, obiettivo è mascherare, o meglio, offuscare le responsabilità del governo su tutto ciò che si è compiuto finora e che si continuerà a compiere, a partire dal fatidico 7 ottobre 2023 dove un attacco sferrato dalla resistenza palestinese ai kibbutz basta a giustificare l'offensiva sproporzionata che ne è seguita contro tutti i palestinesi, indiscriminatamente.
Per Netanyahu, tale "Guerra di Redenzione" rappresenta per tutto il popolo d'Israele la celebrazione della ripresa e della rinascita dello Stato, ricorda "come ci siamo rialzati dal disastro". Un capitolo da "festeggiare" nella Storia israeliana, nella quale il 7 ottobre entra di diritto a fare parte della "memoria nazionale" del popolo. Accanto all'annuncio, l'atto simbolico: il conferimento ai soldati dell'Idf di onorificenze e "decorazioni" che "porteranno il nome ufficiale di Guerra di Redenzione".
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