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Nobel per la Pace 2025, dagli accordi di Abramo a Serbia-Kosovo: quali sono le 7 guerre "interminabili" che Trump afferma di aver "concluso da solo"

In più occasioni, a partire dall'Assemblea generale dell'Onu, il Presidente Trump ha rivendicato la piena legittimità del suo Premio Nobel per la Pace. Oggi, 10 ottobre, il premio è stato però conferito a Maria Corina Machado: uno sberleffo per il tycoon

10 Ottobre 2025

Nobel per la Pace 2025, dagli accordi di Abramo a Serbia-Kosovo: quali sono le 7 guerre "interminabili" che Trump afferma di aver "concluso da solo"

Donald Trump

"Ho fatto terminare in sette mesi sette guerre che dicevano essere interminabili". Era stata questa l'affermazione più controversa pronunciata dal Presidente Usa Donald Trump nel corso del suo intervento, lo scorso 23 settembre, dal palco del palazzo di vetro dell'Onu. Affermazione da cui si sono snocciolate le frenesie del tycoon per ottenere il tanto agognato Nobel per la Pace 2025.

Un riconoscimento che, nonostante il pressing di Netanyahu, di Darrell Issa, di altre 14 personalità politiche, e l'appello del Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani, non gli è stato conferito, com'era in qualche modo prevedibile. Le "sette guerre concluse" da Trump sono diventate oggetto di speculazione mediatica e hanno interrogato sulla legittimità di tale affermazione. Ma quali sono? E davvero Trump ha ottenuto, in sette casi su sette, il successo diplomatico che si è attribuito?

Nobel per la Pace 2025, le "sette guerre interminabili vinte" da Trump: gli accordi di Abramo e il conflitto Israele-Iran

Anzitutto, procedendo in ordine cronologico, gli accordi di Abramo, firmati, durante il primo mandato presidenziale di Trump, con Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Accordi stipulati il 15 settembre 2020 e finalizzati alla normalizzazione delle relazioni tra il mondo arabo ed Israele attraverso la mediazione degli Stati Uniti. La loro firma ha segnato una svolta storica nelle relazioni del Medio Oriente: obiettivo centrale era giungere alla stabilità e alla cooperazione economica tra le parti in causa, attraverso il riconoscimento di Israele da parte del mondo arabo in cambio di opportunità commerciali e, soprattutto, la rinuncia di Tel Aviv all'annessione di porzioni di Cisgiordania. L'accordo, a cui si sono uniti successivamente anche Marocco e Sudan, ha segnato però il profondo scontento dei palestinesi, esclusi dai negoziati, e ha mostrato tutte le sue fragilità con l'acutizzarsi delle tensioni Israele-Hamas nel 2023 e col bombardamento israeliano a Doha per decapitare i vertici dei miliziani.

Quindi, seconda "guerra conclusa", l'accordo Israele-Iran che Trump si è visto costretto ad annunciare il 23 giugno dopo che i raid statunitensi avevano colpito importanti siti nucleari iraniani. In un post social, il tycoon aveva parlato di "cessate il fuoco completo e totale", ma la situazione tra i due Stati, più che risolta, sembra essersi congelata. Anche alla luce del fatto che nessun accordo di pace è stato firmato. Inoltre, la posizione statunitense sul fronte iraniano è ancora parecchio sbilanciata se si considera che gli Usa "sono partner di Israele in tutte le sue aggressioni e guerre", come dichiarò Thatb al-Amur, circostanza che non rende Trump totalmente neutro.

Nobel per la Pace 2025, le "sette guerre interminabili vinte" da Trump: ostilità Thailandia-Cambogia e Armenia-Azerbaijan

Terza "guerra": a fine luglio, il tycoon chiedeva a Thailandia e Cambogia la fine dei combattimenti, minacciando l'imposizione di nuovi dazi. I Paesi allora hanno deciso per una tregua "immediata e incondizionata", sotto il pressing, oltre che statunitense, cinese, ma è una tregua che scricchiola. Anche in questo caso la situazione si è cristallizzata, ma la presenza ancora massiccia di truppe al confine minaccia lo strappo di un trattato in sé fragilissimo.

Quindi, la pace tra Armenia e Azerbaijan di cui Trump si è fatto garante lo scorso 8 agosto. Dopo 30 anni di conflitti territoriali nella regione del Karabakh, l'intesa ha istituito la cosiddetta "Trump Route for international peace and prosperity”, un corridoio di transito strategico nel Caucaso volto a garantire a Baku l'accesso all'enclave azera di Nakhichevan “nel pieno rispetto della sovranità dell’Armenia”. Un traguardo definito "storico", che ha permesso anche agli Usa di ottenere diritti esclusivi di sviluppo speciale e il controllo, per 99 anni, di una giga-strada con sbocco commerciale al Caucaso. Un controllo che è stato visto con sospetto da parte di Iran e Russia, che da anni dominano l'area.

Nobel per la Pace 2025, le "sette guerre interminabili vinte" da Trump: India-Pakistan e Congo-Ruanda

Quinto conflitto, quello India-Pakistan, che lo scorso maggio ha visto l'ennesima crisi per il contenzioso sul Kashmir. Se, da un lato, Trump ha ufficializzato il "cessate il fuoco pieno e immediato" tra i due Paesi grazie alla sua mediazione, dall'altro Nuova Delhi e il premier indiano Modi ha smentito alcun ruolo statunitense nel raggiungimento del cessate il fuoco. Inoltre si è trattato di fine di scontri armati, senza necessariamente convergere - come spesso capita - in una definitiva pacificazione bipartisan. Inoltre, il clima sembra essersi ulteriormente surriscaldato dopo il nuovo accordo militare, siglato lo scorso 18 settembre tra Pakistan e Arabia Saudita. Sesto conflitto: ostilità Congo-Ruanda per il controllo delle miniere. La "pace", arrivata il 27 giugno con la mediazione affatto disinteressata di Trump, sembra però alquanto instabile, anche alla luce del fatto che la Repubblica democratica del Congo si è rifiutata di sottoscrivere l'intesa nota come 'Quadro di integrazione economica regionale", quale parte dell'accordo sottoscritto. 

Nobel per la Pace 2025, le "sette guerre interminabili vinte" da Trump: il conflitto Serbia-Kosovo, e il controverso accordo di pace di Gaza 

Settima ostilità, quella tra Serbia e Kosovo, su cui Trump, nel 2020, ha affermato di aver scongiurato ulteriori conflitti a fronte di promesse commerciali. Un accordo per lavorare sui rapporti economici, e dopo il quale il Kosovo aveva conferito allo stesso Trump la sua più alta onorificenza (la medaglia dell'Ordine della Libertà) per il ruolo svolto nel placare anni di conflitto. Tensioni che però, nonostante tutto, corrono ancora silenziose tra i due Paesi. Pochi giorni fa, Trump è tornato a rivendicare il primato, aggiungendo alla lista un ottavo conflitto, quello che si sta tentando di risolvere nella Striscia di Gaza. Il riferimento è al "piano di pace" formulato da Trump e Netanyahu, accettato da Hamas e che ha portato oggi, 10 ottobre, al ritiro (solo parziale però) dell'Idf dal territorio palestinese occupato. Un accordo che ha mostrato tutte le sue fragilità e su cui bisognerà attendere sviluppi futuri.

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