28 Luglio 2025
Dopo 5 giorni di violenti scontri armati lungo il confine, Thailandia e Cambogia hanno annunciato un cessate il fuoco immediato e incondizionato, complici anche le pressioni di Cina e Usa. La decisione è stata ufficializzata al termine di un incontro trilaterale a Putrajaya, in Malesia, presieduto dal premier malese Anwar Ibrahim. La tregua entra in vigore a partire dalla mezzanotte di oggi, ora locale.
L’offensiva, scoppiata lo scorso giovedì con l’esplosione di una mina che ha ferito cinque soldati thailandesi, si è rapidamente trasformata in un conflitto a fuoco aperto lungo diversi tratti della linea di confine, causando almeno 35 vittime e più di 260mila sfollati. In risposta all’emergenza, sono stati allestiti campi di accoglienza in diverse province sia cambogiane che thailandesi. Le testimonianze raccolte tra gli evacuati raccontano il dramma di un conflitto improvviso: "Non voglio più scappare, voglio solo tornare a casa", ha dichiarato una donna rifugiata nella provincia cambogiana di Siem Reap.
Decisivo, per arrivare al cessate il fuoco, è stato l’intervento della diplomazia internazionale. Stati Uniti e Cina hanno esercitato una forte pressione su entrambi i governi. Washington, nella persona del presidente Donald Trump, ha minacciato la sospensione degli accordi commerciali con Bangkok e Phnom Penh in caso di prosecuzione delle ostilità. Anche Pechino ha giocato un ruolo di primo piano, partecipando attivamente al negoziato e inviando propri rappresentanti alla conferenza di Putrajaya. Nella dichiarazione congiunta, le due superpotenze sono state definite "co-organizzatori del vertice".
L’accordo è stato firmato dal primo ministro cambogiano Hun Manet e dal premier thailandese ad interim Phumtham Wechayachai. I due leader hanno concordato un cessate il fuoco senza condizioni, ponendo l’accento sulla volontà comune di ripristinare la normalità nelle aree colpite. "Un primo passo vitale verso la de-escalation e la restaurazione della sicurezza nella regione", ha dichiarato Anwar Ibrahim, sottolineando l’importanza del ruolo di mediazione svolto dalla Malesia nell’ambito dell’ASEAN. Al termine della conferenza stampa, i due capi di governo si sono stretti la mano, ribadendo l’intenzione di "ricostruire fiducia e cooperazione".
Il prossimo passo sarà un incontro tra i vertici militari dei due Paesi, previsto già domani alle ore 7:00 locali, per discutere i dettagli operativi della tregua e individuare eventuali criticità ancora aperte. Inoltre, il 4 agosto è in programma in Cambogia una riunione del comitato congiunto di frontiera, finalizzata alla definizione dei meccanismi di monitoraggio multilaterale previsti dalla roadmap concordata con il supporto di USA e Cina.
La regione interessata dagli scontri comprende l’area intorno al tempio di Preah Vihear, lungo un confine di circa 800 chilometri storicamente al centro di tensioni territoriali tra Thailandia e Cambogia. L’attuale crisi è considerata la più grave dalla fine del conflitto del 2011, che causò morti e gravi danni a siti archeologici riconosciuti dall’UNESCO.
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