06 Ottobre 2025
Gaza, fonte: Esercito israeliano
Nonostante l'aver accettato il "piano di pace" proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Israele ha esposto diverse modifiche di tipo militare e territoriale. Tel Aviv non vuole infatti ritirare l'esercito da zone particolarmente strategiche, come la zona cuscinetto con i territori palestinesi, il corridoio di Filadelfia e Hill 70. Se fossero costruite le basi militari, però, ciò condannerebbe la Striscia a uno stato di occupazione permanente.
Secondo quanto riportato dall’emittente pubblica israeliana KAN, Israele ha comunicato all’amministrazione Trump la sua intenzione di mantenere una presenza militare permanente in tre punti strategici della Striscia di Gaza, anche dopo l’atteso scambio di prigionieri e la fase di ritiro prevista dal piano statunitense.
La decisione segna un’evidente contraddizione rispetto alla retorica del “ritiro” e rischia di trasformare un’operazione presentata come una soluzione temporanea in una nuova forma di occupazione di lungo termine. Per il popolo palestinese, già soggetto a quindici anni di blocco, bombardamenti e restrizioni, questa notizia è un’ulteriore conferma che la parola “ritiro” è solo un’illusione.
Le tre zone in cui Israele intende stabilire postazioni permanenti sono: la buffer zone interna alla Striscia di Gaza, area non specificata ma cruciale per il controllo interno; il corridoio di Filadelfia, una fascia di 14 km lungo il confine sud di Gaza con l’Egitto, istituita dopo il ritiro israeliano del 2005 ma che qui verrebbe di fatto rioccupata; Hill 70 (Tal Al-Muntar), una posizione elevata strategica a est di Shujaiya che domina gran parte del nord di Gaza.
Fonti interne riportano che gli Stati Uniti avrebbero espresso comprensione per la decisione israeliana, considerandola “vitale per la sicurezza di Israele” e fondamentale per mantenere “superiorità sul terreno e capacità di sorveglianza e controllo”.
Per la popolazione di Gaza, però, questo significa un perpetuarsi di una condizione di assedio e controllo militare. Non si tratta di un ritiro effettivo, ma di un mantenimento mascherato dell’occupazione che perpetua la negazione dei diritti fondamentali, la limitazione della libertà di movimento e la sofferenza quotidiana di milioni di persone.
La cosiddetta “fase finale” del piano di Trump rischia così di diventare l’ennesima strategia di consolidamento dell’occupazione, mentre Gaza resta sotto il peso di un controllo militare senza fine.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia