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La Global Sumud Flotilla ha già vinto, ora però rischia di non farsi più capire: i palestinesi non cercano eroi ma soluzioni

Forzare il blocco navale con imbarcazioni di fortuna non è come organizzare una manifestazione (senza tra l’altro evitare che antagonisti e teppisti di ogni risma ingaggino violenti scontri con le forze dell’ordine); forzare il blocco navale rischia di far salire d’intensità le tensioni in quell’area che mai come in quest’arco di tempo ha visto Israele impegnata in una guerra

29 Settembre 2025

Freedom Flotilla, rimpatriati gli attivisti pro-Palestina del veliero Madleen, sequestrati da Israele in acque internazionali mentre diretti a Gaza con aiuti

La nave Madleen della Freedom Flotilla

Leggevo oggi un sondaggio per cui Netanyahu è il “leader” internazionale più disprezzato. È la conferma di quello che vado scrivendo anche sul Giornale d’Italia e vado dicendo in tv. Non ultimo l’altra sera su Rete4 dove ho ricordato a Malan che se è vero, come appunto egli diceva, che Hamas è a Gaza dal 2006 non capisco la posizione di Fratelli d’Italia oggi che è al governo; non la capisco perché nel 2015 Meloni, La Russa, Cirielli e altri chiesero, quando erano all’opposizione del governo Renzi (in linea con una posizione che già caratterizzava il Fronte della Gioventù e il Movimento Sociale) con un atto parlamentare il riconoscimento dello Stato della Palestina e di condannare l’espansione delle colonie in Cisgiordania. Nel 2015 Hamas governava - a suo modo - Gaza. Ovviamente la maggioranza renziana bocciò, anche se oggi dice di volere il contrario.

In politica si può sempre cambiare idea, ma se l’idea è giusta cambiare posizione diventa un errore. La Meloni e il governo lo stanno commettendo: riconoscere lo Stato di Palestina non significa riconoscere Hamas come dicono nel centrodestra e sui giornali di riferimento (anche perché se così fosse i primi che riconoscono Hamas e la finanziano sono gli emiri del Qatar al cui fondo sovrano andiamo a chiedere soldi… Un po’ ipocrita no?) ma significa ribadire che quello Stato è incistato nella storia del Medio Oriente e non si può cancellare erodendo tutti gli spazi disponibili.

Ma torniamo al sondaggio di cui dicevo: Netanyahu per tutto quello di orribile e di tragico sta compiendo nella Striscia e non solo, è disprezzato dalla maggioranza degli italiani. I quali, sempre secondo sondaggi letti qua e là nei giorni scorsi, stanno più dalla parte dei palestinesi che degli israeliani.

Per questo, domando alla Flotilla (che pure attira un considerevole consenso, anche trasversale): perché state forzando? Perché un eroismo edonista? Chi sta scendendo dalle navi lamenta il cambio di obiettivo. Dopo le parole del presidente Mattarella nei partiti del centrosinistra sarebbe dovuta partire una riflessione un po’ più seria di quella che abbiamo visto, una riflessione generale sulla Flotilla e una più specifica rispetto ai propri parlamentari saliti a bordo.

Invece tutto è rimasto sul generico, come in una bolla. E allora non si capisce perché lisciare il pelo al Capo dello Stato se poi i tuoi parlamentari direttamente interessati non sono in grado di far pesare il loro status che però è fondamentale per “coprire” la missione ai fini diplomatici. Come a dire: vi copriamo noi le spalle e poi vediamo. Eppure il Presidente, proprio per evitare che quella presenza istituzionale complicasse uno scenario già teso, aveva parlato in maniera chiara, riconoscendo alla missione il fine nobile ma chiedendo di non forzare per il gusto di una provocazione ideologica.

Pd, Cinquestelle e Avs coi rispettivi segretari avrebbero dovuto far scendere i loro parlamentari (il cui status non si sospende perché indossano bermuda e magliettina) o insistere perché quel loro ruolo avesse un peso rispetto alle parole di Mattarella, le quali - lo ricordo - non erano finalizzate al fallimento ma, al contrario, a una riuscita dell’operazione, cioé la consegna degli aiuti umanitari attraverso il canale del patriarca di Gerusalemme, quel cardinale Pizzaballa in predicato persino di diventare papa. Come a dire che le Istituzioni avevano apprezzato l’intenzione e che contribuivano a portarla a compimento affidandola a chi conosce da più tempo le aree e gli interlocutori. Insomma, a casa mia si chiama vittoria.

Chi mi segue in televisione sa benissimo che la mia personale posizione è a favore della popolazione palestinese e si cristallizza nella formula dei “due popoli, due Stati”, non un millimetro in meno e proprio per questo credo che occorra ribadirlo adesso. Lo dico per trasmettere una condivisione di intenti circa la missione. Però ho come l’impressione - suffragata anche dalle recenti scelte - che il tema Gaza sia offuscato dalle attenzioni che la Flotilla riserva su di sé. Forzare il blocco navale con imbarcazioni di fortuna non è come organizzare una manifestazione (senza tra l’altro evitare che antagonisti e teppisti di ogni risma ingaggino violenti scontri con le forze dell’ordine); forzare il blocco navale rischia di far salire d’intensità le tensioni in quell’area che mai come in quest’arco di tempo ha visto Israele impegnata in una guerra. Ecco perché l’invito del presidente Mattarella (che nell’esperienza politica ha ricoperto incarichi importanti di governo) era ed è un invito teso a proteggere la popolazione martoriata a Gaza.

Aggiungo che, chiedendo alla Flotilla di non forzare e nello stesso tempo coadiuvarla nella realizzazione dell’obiettivo, Mattarella sta compiendo implicitamente una operazione politica importante che sono certo a Netanyahu non piaccia, perché aveva definito nei peggiori modi la spedizione.

Se a respingere questo invito sono organizzazioni varie importa, ma che i parlamentari a bordo non siano in grado di “leggere” l’assist politico offerto dal Quirinale è grave perchè - ribadisco - dà l’idea che la Flotilla venga prima del dramma e che l’eroismo della missione basti di per sé per sbloccare talune lentezze.

I palestinesi non cercano eroi, cercano soluzioni. In Italia Gaza e la questione palestinese appare come il canovaccio per una rappresentazione fine a se stessa.

di Gianluigi Paragone

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