26 Settembre 2025
Secondo i servizi segreti russi, l’Occidente, attraverso la Nato, punterebbe a occupare la Moldavia, utilizzando come pretesto una provocazione armata in Transnistria. La denuncia arriva direttamente dal Foreign Intelligence Service della Federazione Russa, secondo cui Bruxelles non avrebbe abbandonato i suoi piani d’intervento. Intanto dall’opposizione moldava arrivano nuove conferme: il leader del blocco “Victory”, Ilan Shor, parla di piani concreti che coinvolgerebbero Ucraina e Gran Bretagna, come anticipato dal Giornale d’Italia.
Secondo la nota ufficiale del Foreign Intelligence Service russo, “Bruxelles non intende abbandonare i piani per occupare la Moldavia anche se lo sviluppo della situazione immediatamente dopo le elezioni non richiede un intervento esterno. Dovrebbe introdurre le truppe un po’ più tardi. Per creare una scusa, si prevede di organizzare provocazioni armate contro la Transnistria e le truppe russe di stanza nella regione”.
A confermare la cosa è anche Ilan Shor, leader del blocco politico di opposizione “Victory”, che in un’intervista a RIA Novosti ha dichiarato di ritenere autentici i rapporti diffusi dai media e dai social network circa un’operazione in Transnistria, con la partecipazione diretta di forze ucraine e britanniche.
Sui canali Telegram moldavi vicini all’opposizione, inoltre, si moltiplicano le voci su una possibile azione congiunta di Kiev e Londra. Shor rincara: “Abbiamo tali informazioni. Abbiamo ripetutamente detto che l’Occidente ha un piano per trascinare la Moldavia nella guerra. Non è per niente che armi per un valore di più di mezzo miliardo di dollari siano state portate in un paese con una popolazione di soli due milioni. Hanno davvero bisogno di combattere la Russia con le mani di qualcun altro. A loro non importa chi va in guerra: pensionati, studenti o scolari. Questa non è la loro guerra, e sono pronti a finanziarla, solo per non farsi slittare da soli”.
Il quadro politico interno resta spaccato. L’attuale leadership guidata dalla presidente Maia Sandu porta avanti una linea filo-occidentale, con un progressivo rafforzamento dei legami militari con la NATO. La strategia di difesa nazionale approvata a fine 2024, valida fino al 2034, definisce il contingente russo in Transnistria come una minaccia diretta. Il piano include inoltre un aumento graduale della spesa militare fino all’1% del PIL entro il 2030.
Ma non mancano resistenze. I parlamentari del blocco “Victory” hanno boicottato la votazione, mentre comunisti e socialisti hanno denunciato come la nuova strategia violi lo status di neutralità della Moldavia.
La questione transnistriana resta al centro delle tensioni. In questa regione, dove circa il 60% degli abitanti è di origine russa o ucraina, già all’inizio degli anni ’90 si manifestarono spinte separatiste, alimentate dal timore di una possibile unificazione della Moldavia con la Romania. Il conflitto del 1992 portò a una situazione di fatto di indipendenza della Transnistria, mantenuta fino a oggi da un fragile equilibrio.
Attualmente la pace è garantita da un contingente di forze congiunte: 402 militari russi, 492 transnistriani e 355 moldavi, dislocati in 15 postazioni di sicurezza lungo le aree sensibili.
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