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Le parole di Meloni su Israele sono la dimostrazione che la maggioranza è con Gaza, ma il centrodestra è in ritardo

In politica si può sempre cambiare idea, ma se l’idea è giusta cambiare posizione diventa un errore. La Meloni e il governo lo stanno commettendo: riconoscere lo Stato di Palestina non significa riconoscere Hamas come dicono nel centrodestra e sui giornali di riferimento ma significa ribadire che quello Stato è incistato nella storia

25 Settembre 2025

Meloni all’Onu, la premier apre a nascita Stato di Palestina: “Israele non può impedirla, ma Hamas rilasci ostaggi e rinunci a governo” - VIDEO

Ha sorpreso tutti. Mai prima della dichiarazione all’assemblea dell’Onu Giorgia Meloni era stata così dura con Israele: «La reazione a una aggressione deve sempre rispettare il principio di proporzionalità: il principio vale per gli individui, e vale a maggior ragione per gli Stati. E Israele ha superato quel limite, con una guerra su larga scala che sta coinvolgendo oltre misura la popolazione civile palestinese. È su questo limite che lo Stato ebraico ha finito per infrangere le norme umanitarie, causando una strage tra i civili». E ancora: Israele «non ha il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati».

Perché questa inversione di marcia quando finora prudenza e timidezza erano state le parole d’ordine impartite da Palazzo Chigi? E cosa cambierà?

Il perché è presto detto: anche in Italia, l’opinione pubblica a prescindere dagli orientamenti elettorali è con Gaza e Israele ha esaurito ogni milligrammo di solidarietà alla luce del massacro (per me genocidio) di civili che sta compiendo. Quindi per non restare in fuorigioco hanno cambiato atteggiamento abbandonando la prudenza. Perché tanta prudenza? Per restare agganciata alla Casa Bianca rispetto a Netanyahu e alla sua ostilità verso il riconoscimento della Palestina. Il fatto che la Meloni - la più americanista tra i premier nell’Unione europea - proprio alle Nazioni unite abbia sferrato questo colpo significa, oltre al discorso interno di non staccarsi dal sentiment prevalente, che Trump le abbia concesso uno spazio, forse anche per parlare indirettamente al premier israeliano, come a dirgli: non puoi fare quel che vuoi. Il riferimento è al bombardamento a Doha, azione che ha sconfinato nel Qatar alleato degli Usa e sede della più importante e grande base militare Usa estera. Proprio per quell’attacco di Tel Aviv l’area ha cominciato ad allentare rispetto all’alleanza con gli americani guardandosi attorno.

Due esempi: gli Emirati hanno stretto un patto con il Pakistan, paese che ha l’atomica ed è nella galassia di Xi Jinping; la Turchia, alleata della Siria, paese confinante con Israele, e amica di Hamas. Insomma il quadro si sta complicando proprio per il fanatismo e la incontenibilità di Bibi. Ecco perché la Meloni ha portato l’attacco politico più duro e forse più inatteso.
Cosa cambierà? Poco. Giorgia Meloni non affonderà oltre, si è limitata - magari mi sbaglio - al compito assegnatole. E qui sbaglierà, perché Israele non si fermerà. Netanyahu non può farlo, altrimenti rischia di perdere l’appoggio della destra e cadere. La caduta a quel punto lo trascinerebbe nell’inchiesta sui fondi del Qatar a suo favore (suo e della sua famiglia per un poco chiaro business sulle criptovalute). Eppure quella - la caduta di Netanyahu - è l’unica variabile politica che oggi modificherebbe l’assetto. Assieme al riconoscimento dello Stato della Palestina, un riconoscimento che la Meloni e Fratelli d’Italia (in linea con una posizione che già caratterizzava il Fronte della Gioventù e il Movimento Sociale) chiesero con un atto parlamentare nel 2015, governo Renzi (che ovviamente respinse la mozione).

In politica si può sempre cambiare idea, ma se l’idea è giusta cambiare posizione diventa un errore. La Meloni e il governo lo stanno commettendo: riconoscere lo Stato di Palestina non significa riconoscere Hamas come dicono nel centrodestra e sui giornali di riferimento (anche perché se così fosse i primi che riconoscono Hamas e la finanziano sono gli emiri del Qatar al cui fondo sovrano andiamo a chiedere soldi… Un po’ ipocrita no?) ma significa ribadire che quello Stato è incistato nella storia del Medio Oriente e non si può cancellare erodendo tutti gli spazi disponibili.

Questo è il principio che va affermato, ma la prudenza e la sudditanza con la Casa Bianca impedisce ciò che sarebbe giusto. Qui e ora.

di Gianluigi Paragone

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