30 Luglio 2025
I ministri di vari Paesi occidentali, tra i quali il Canada, l'Australia, la Finlandia e il Portogallo, hanno annunciato che le loro nazioni stanno considerando in vista dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà a New York a settembre il riconoscimento dello Stato di Palestina "come un passo essenziale verso una soluzione a due stati".
A spingere per questa posizione è una dichiarazione congiunta firmata anche dai responsabili della diplomazia di Nuova Zelanda, Andorra e San Marino, nell’ambito della Conferenza per la promozione della soluzione dei due Stati, organizzata da Francia e Arabia Saudita. Un nuovo fronte si apre così sullo scenario internazionale, allungando la lista dei Paesi pronti ad aderire alla proposta, già sostenuta da Islanda, Irlanda e Spagna.
Dopo la mossa del presidente francese Emmanuel Macron, che ha annunciato la volontà di procedere al riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina, anche il premier britannico Keir Starmer ha fatto sapere che il Regno Unito formalizzerà questa scelta nel mese di settembre. Il Canada e l’Australia – membri chiave del Commonwealth – potrebbero seguirne l’esempio, insieme a Finlandia e Portogallo. Un cambio di passo significativo, in particolare per Ottawa, storicamente più vicina alle posizioni israeliane.
Nel panorama europeo resta ancora fuori l’Italia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è sempre rimasta in silenzio, per poi chiarire solamente la posizione del governo, giudicando il riconoscimento come “una scelta prematura”.
Nella serata del 29 luglio, poco dopo la comunicazione di Downing Street, Starmer ha avuto colloqui telefonici con il primo ministro canadese Mark Carney, con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen e il re di Giordania Abdallah. La reazione di Israele non si è fatta attendere: la decisione britannica è stata duramente criticata e definita da Tel Aviv “una ricompensa ad Hamas”.
La dichiarazione congiunta dei ministri firmatari ribadisce la condanna dell’attacco del 7 ottobre 2023, definito “antisemita e terrorista”, e chiede un cessate il fuoco immediato, accompagnato dal rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas e dal libero accesso degli aiuti umanitari a Gaza.
Oltre al riconoscimento della Palestina, i firmatari hanno esortato le nazioni del mondo a stabilire relazioni diplomatiche con Israele, invitando la comunità internazionale a “esprimere il loro desiderio di discutere la sua integrazione nella regione”.
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