20 Luglio 2025
Corte Internazionale di Giustizia, fonte: imagoeconomica
Dal 19 luglio 2024, giornata nella quale la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha emesso un parere consultivo storico nel quale si dichiara che l'occupazione israeliana della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, è illegale (insieme al regime di insediamenti associato, all'annessione e all'uso delle risorse naturali), è trascorso giusto un anno, e nulla è cambiato, purtroppo, dal momento in cui lo Stato di Israele (e le sue enormi ed evidenti illegalità, crimini e soprusi) è coperto e protetto da una coltre di omertà e complicità da parte della UE e degli Usa. Tuttavia, questa decisione monumentale e coraggiosa della CIG va molto oltre la semplice condanna degli insediamenti, stabilendo principi giuridici di portata storica.
La Corte ha concluso che l'occupazione israeliana dei territori palestinesi è illegale, che Israele dovrebbe porre fine a tale occupazione, astenersi dal creare nuovi insediamenti ed evacuare quelli già stabiliti. Ma le conclusioni della CIG sono ancor molto più ampie e incisive:
La Corte ha determinato che la presenza continuata di Israele nei territori palestinesi occupati è illegale per diverse ragioni fondamentali che violano i principi basilari del diritto internazionale. Soprattutto l'occupazione israeliana dei territori palestinesi è illegale a causa del suo controllo permanente e dell'ostacolo continuato al diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione.
La Corte ha stabilito che Israele è obbligato a rispettare il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e i suoi obblighi sotto il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale dei diritti umani. Questo costituisce una delle violazioni più gravi identificate dal tribunale, poiché il diritto all'autodeterminazione è considerato una norma imperativa del diritto internazionale.
Uno degli aspetti più significativi del parere della CIG riguarda le conclusioni sulla discriminazione. In relazione al divieto di segregazione razziale e apartheid nella Convenzione Internazionale sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale (CERD), la Corte ha stabilito che le leggi israeliane "implementano una separazione" tra palestinesi e coloni nei territori occupati in sensi fisici e giuridici, violando l'Articolo 3 della CERD. La Corte ha aggiunto che la legislazione e le misure di Israele violano il divieto internazionale sulla segregazione razziale e l'apartheid.
La Corte ha concluso che le politiche e pratiche di Israele, inclusi il mantenimento e l'espansione degli insediamenti, la ricostruzione delle infrastrutture associate, lo sfruttamento delle risorse naturali, la proclamazione di Gerusalemme come capitale di Israele, e la sua applicazione estensiva in Cisgiordania, servono a consolidare il suo controllo sui Territori Palestinesi Occupati. La Corte ha ritenuto che queste politiche e pratiche sono progettate per rimanere indefinitamente e hanno effetti irreversibili sul terreno, costituendo l'annessione di gran parte dei Territori Palestinesi Occupati.
La Corte ha stabilito che Israele DEVE:
- Obblighi per la comunità internazionale
Il parere stabilisce obblighi chiari non solo per lo Stato di Israele ma anche per tutti gli altri Stati, la Corte ha determinato infatti che tutti gli Stati sono obbligati a non riconoscere come legale qualsiasi situazione derivante dalla presenza illegale di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e a non fornire aiuto o assistenza per mantenere la presenza di Israele lì. Ha anche stabilito che tutti gli Stati, e istituzioni come il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, hanno il preciso obbligo di non riconoscere l'occupazione come legale né "fornire aiuto o assistenza" per mantenere la presenza di Israele nei territori occupati.
Voto all'Assemblea Generale ONU: Il 18 settembre 2024, l'Assemblea Generale dell'ONU ha adottato una risoluzione non vincolante per far rispettare il parere consultivo. 124 paesi hanno votato a favore della risoluzione, 43 paesi si sono astenuti e 14 paesi, inclusi Israele e gli Stati Uniti, hanno votato contro.
L'Europa si è divisa: Francia, Portogallo, Irlanda, Malta, Belgio, Spagna e Norvegia hanno votato a favore della risoluzione; Svizzera, Germania, Austria, Svezia, Italia, Regno Unito e Paesi Bassi si sono astenuti; Repubblica Ceca e Ungheria hanno votato contro la risoluzione.
. Reazioni degli osservatori internazionali
"Il parere consultivo riafferma le norme perentorie che vietano l'annessione, gli insediamenti, la segregazione razziale e l'apartheid, e dovrebbe essere visto come dichiarativo in natura e vincolante per Israele e tutti gli Stati che supportano l'occupazione", hanno dichiarato gli esperti osservatori. "Per troppo tempo, i palestinesi sono stati tenuti in ostaggio dalla realpolitik, mentre Israele ha fatto beffa dell'ordine internazionale e del quadro normativo del diritto internazionale", hanno affermato ancora. "Possa il parere consultivo della CIG essere il catalizzatore per un'azione internazionale rinnovata per ripristinare e preservare un ordine basato sul rispetto del diritto internazionale".
Questo parere rappresenta una pietra miliare nel diritto internazionale. Il parere consultivo va ben oltre il Parere Consultivo del Muro della Palestina del 2004 che si limitava a una valutazione della legalità del Muro senza tuttavia fornire un'analisi giuridica completa dell'occupazione israeliana.
La Corte è stata chiara e inequivocabile, e il parere consultivo comporta obblighi giuridici internazionali non solo per Israele, ma per l'ONU e tutti gli Stati.
In conclusione, il parere della CIG del 19 luglio 2024 rappresenta molto più di una semplice condanna degli insediamenti israeliani. È una dichiarazione completa e autorevole che l'intera impresa di occupazione israeliana - durata ormai 57 anni - viola principi fondamentali del diritto internazionale, inclusi il divieto di acquisizione territoriale con la forza, il diritto all'autodeterminazione dei popoli, e il divieto di discriminazione razziale e apartheid.
Il parere consultivo della CIG servirà come strumento critico per ripristinare il rispetto del diritto internazionale, specialmente in questo momento cruciale in cui la Corte sta anche considerando le presunte violazioni da parte di Israele della Convenzione sul Genocidio.
La sfida ora è garantire che questa decisione storica non rimanga lettera morta, ma diventi il catalizzatore per un'azione internazionale concertata volta a porre fine a quella che la più alta Corte del mondo ha chiaramente definito un'occupazione illegale. E' già trascorso inutilmente un anno dall'altissimo parere giuridico della Corte: quanto tempo occorrerà ancora affinché si rispetti il diritto internazionale e si liberi il popolo palestinese dall'apartheid e dal terribile giogo schiavistico a cui da decenni è sottoposto dallo Stato di Israele?
Di Eugenio Cardi
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