08 Luglio 2025
GHF e BCG, fonte: Keystone
La Gaza Humanitarian Foundation (GHF), creata sotto l’egida di Israele e Stati Uniti, per volere di Benjamin Netanyahu e di Donald Trump nel 2025, per coordinare la distribuzione di aiuti nella Striscia di Gaza, è al centro di forti polemiche.
Presentata come una soluzione “neutrale” per sfamare oltre un milione di palestinesi, la GHF è accusata da ONU e ONG di essere un’operazione di facciata che usa la fame come arma di pressione politica e militare. Non solo per la distribuzione praticamente assente dei generi di prima necessità, ma anche per gli hub in teoria sicuri dove dovrebbero essere smistati, che spesso si sono trasformati in trappole mortali, con spari dell'Idf e delle milizie ribelli sui civili palestinesi.
L'organizzazione è stata lanciata da BCG, società di consulenza coinvolta insieme a Blair nel piano "Aurora" per deportare 2,2 milioni di palestinesi, ideato dall'Institute for Zionist Strategies e ripreso da Trump.
La fondazione nasce nel 2025 in risposta alla grave crisi umanitaria seguita al blocco israeliano della Striscia, iniziato il 2 marzo. Tel Aviv, rifiutando corridoi umanitari sotto controllo ONU, ha imposto invece la creazione dell'organizzazione GHF da parte americana, sotto stretto coordinamento con le proprie forze armate. A oggi, la GHF è l'unica organizzazione nel mondo ad aver avuto il permesso di distribuire gli aiuti umanitari nella Striscia.
A guidare inizialmente la fondazione era stato designato l’ex marine Jake Wood, fondatore dell’ONG Team Rubicon. Ma Wood si è dimesso alla vigilia dell’avvio delle operazioni, denunciando l’impossibilità di garantire i principi di “umanità, neutralità e indipendenza”.
Il piano della GHF prevede pochi “hub sicuri” nel sud e nel centro di Gaza, sollevando accuse di voler incentivare lo sfollamento forzato dei residenti del nord. Le ONG ricordano che esistono già 400 punti di distribuzione operativi, mentre la nuova rete coprirebbe un fabbisogno ben al di sotto delle necessità reali. Inoltre, gli hub non sono così sicuri: sono spesso i posti in cui avvengono le stragi di civili palestinesi più cruente, in cui questi vengono bersagliati dall'esercito israeliano o dalle bande ribelli di Gaza.
A suscitare perplessità è anche la genesi della fondazione, emersa da riunioni riservate tra funzionari israeliani, investitori e un ex dirigente della CIA, Philip Reilly, che gestisce la sicurezza delle operazioni tramite la sua società privata SRS. Il tutto senza neanche una consultazione palestinese.
“Si tratta di una strategia deliberata per trasformare la fame in uno strumento negoziale”, ha denunciato al Consiglio di Sicurezza il sottosegretario ONU Tom Fletcher. Anche Croce Rossa, Oxfam e Save the Children si rifiutano di collaborare a un meccanismo che, a loro dire, "viola i principi umanitari fondamentali". “È una strategia di spostamento forzato mascherata da intervento umanitario”, accusano le ONG. “Anche se il piano fosse attuato, i volumi previsti restano drasticamente inferiori alle necessità effettive della popolazione”.
Israele replica che la GHF serve a impedire che gli aiuti finiscano a Hamas e accusa le agenzie ONU di essere infiltrate da elementi ostili. Le Nazioni Unite negano: “Il blocco alimentare è una scelta politica. Le deviazioni sono minime e controllabili”.
La GHF è stata inizialmente promossa da Boston Consulting Group, seconda azienda al mondo di consulenza, dopo a McKinsey. La BCG, però, è stata anche coinvolta nel processo di modellazione economica e finanziaria del progetto "Aurora", con il quale si è delineato la deportazione di 2,2 milioni di palestinesi da Gaza.
Il piano è stato mutuato da un documento del 2017 dell'Institute for Zionist Strategies, nel quale Tel Aviv avrebbe voluto deportare 2,2 milioni di palestinesi da Gaza all'Egitto e all'Arabia Saudita, come da nostra anticipazione. Nel nuovo progetto si è accennato a solo 500 mila persone, a cui sarebbero offerti 9 mila dollari ciascuno di risarcimento in bitcoin. Per i primi 500 mila palestinesi, la spesa sarebbe di 5 miliardi, per un totale di 20 miliardi di dollari. Ruolo ambiguo per l'azienda, che si è però dissociata completamente dalla redazione del piano.
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