02 Luglio 2025
Trump-Harvard
Non si placa la tensione tra Trump e le università d’élite statunitensi. Al centro dello scontro, ancora una volta, Harvard: l’ateneo più antico d’America è finito nuovamente nel mirino della Casa Bianca per la gestione delle proteste anti-genocidio legate a Gaza. La risposta della task force federale è stata dura: accusa di antisemitismo e minaccia concreta di taglio totale ai fondi federali.
L’amministrazione Trump ha formalmente accusato l’Università di Harvard di aver violato i diritti civili degli studenti ebrei e israeliani, a causa della gestione delle proteste anti-genocidio scoppiate nel campus. La Casa Bianca, attraverso una lettera inviata lunedì al rettore Alan Garber, ha dichiarato che “Harvard in alcuni casi è stata deliberatamente indifferente, e in altri ha partecipato intenzionalmente a molestie antisemite nei confronti di studenti, docenti e personale ebrei”.
Un'accusa gravissima che, secondo fonti vicine all’esecutivo, potrebbe sfociare nella sospensione definitiva di tutti i finanziamenti federali destinati all’università. “La mancata attuazione immediata di adeguati cambiamenti comporterà la perdita di tutte le risorse finanziarie federali e continuerà a influenzare i rapporti di Harvard con il governo federale”, ha specificato la task force, senza però fornire dettagli sulle riforme richieste.
Lo scontro tra le università e l’amministrazione Trump si è intensificato negli ultimi mesi. Il Presidente ha promesso di “rivendicare” gli atenei che, a suo avviso, sono dominati da una “ideologia radicale” e che hanno tollerato o legittimato proteste anti-israeliane nei loro campus.
Già ad aprile, l’amministrazione aveva richiesto ad Harvard una serie di misure correttive: controlli sui docenti, report dettagliati sugli studenti internazionali accusati di cattiva condotta e la nomina di un funzionario indipendente incaricato di vigilare sulla “diversità di punti di vista” nelle facoltà. L’università ha respinto al mittente ogni richiesta, denunciando le mosse dell’esecutivo come “ritorsive” e “illegali”, e ha avviato un’azione legale.
La Casa Bianca ha allora risposto con il congelamento di circa 2,5 miliardi di dollari in sovvenzioni federali, restrizioni alle iscrizioni internazionali e minacce di revoca dell’esenzione fiscale.
In merito alle nuove accuse, Harvard ha replicato affermando di aver adottato “misure sostanziali e proattive” contro l’antisemitismo e di aver fatto “passi significativi per contrastare intolleranza, odio e pregiudizi”. L’università ha inoltre dichiarato di restare “impegnata a garantire che i membri della nostra comunità ebraica e israeliana siano accolti, rispettati e possano prosperare ad Harvard”.
La stretta di Trump non riguarda solo Harvard. Altre prestigiose università come Columbia, Cornell e Northwestern sono state ugualmente prese di mira, in quella che appare una vera e propria offensiva politica e culturale. I rettori, dal canto loro, denunciano un attacco frontale alla libertà accademica e alla libertà di parola, elementi fondanti della ricerca e dell’educazione superiore negli Stati Uniti.
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