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Macron telefona a Putin e fa quello che avrebbe dovuto fare il governo italiano: trattare, mediare e trattare ancora, in nome della storica amicizia

L’Italia più della Francia aveva grandi rapporti di amicizia con la Russia e con Putin, si veda ad esempio Berlusconi

02 Luglio 2025

Guerra in Ucraina, Macron: "Negoziare è possibile". Presto l’incontro con Putin

fonte: Facebook

Macron s’è mosso. Ha telefonato a Putin, al mostruoso Putin, e lo ha legittimato anch’egli. “Macron avvia un’altra trattativa alternativa a quella di Trump”, scrivono i giornali italiani; quelli d’Oltralpe non sono così generosi nei confronti del loro Presidente e nemmeno i cittadini francesi che, stando ai sondaggi, non vedono l’ora che alzi i tacchi e se ne vada dall’Eliseo.

Da noi invece questo Macron tira e non si spiega il perché. Ora, lasciamo perdere la sua telefonata allo zar moscovita (ci torneremo) e proviamo a riflettere sulle occasioni mancate dal governo italiano e dalla stessa Giorgia Meloni, sulla quale non vorremmo si abbattesse la sindrome di D’Alema: parla bene, veste bene, si comporta bene… È vero, Giorgia Meloni sta avendo una postura internazionale che piace a tutti e se piace a tutti significa che piace assai al Sistema americano. Sia con Biden che con Trump, la nostra premier non ha avuto dubbi sul posizionamento circa le armi da inviare all’Ucraina, con il presidente Zelensky ha rapporti idilliaci; ha criticato gli attacchi feroci e disumani contro Gaza ma allo stesso tempo non ha fermato l’esportazione in Israele di sistemi d’arma e tecnologie militari tra cui radar, droni e altre componenti per uso bellico. Per non dire del pieno sostegno a ogni passo di Trump, dal piano dazi al riarmo “spintaneo”.

Sono scelte per carità. Che però rischiano di non lasciare margini per esercitare quell’interesse nazionale che, negli anni più difficili della Prima Repubblica cioé quando c’era un Muro a Berlino che divideva plasticamente il mondo in due blocchi, consentiva al sistema Italia di andare in Urss a mettere una fabbrica di automobili o di andare in Iran a trattare il gas o andare in Algeria per rallentare l’egemonia francese o ancora di avere accordi con il mondo arabo palestinese e di difenderli a costo di creare quell’incidente noto come la notte di Sigonella. E ne potremmo citare ancora tanti.

Macron ha fatto quel che normalmente si sentono di fare i francesi: pensare di essere “la” diplomazia europea per eccellenza. Quel che va bene per la Francia deve andare bene a tutta Europa. Così, se nelle logiche dell’Unione europea la Germania ha comandato la leva economico/finanziaria, la Francia ha comandato la leva “politica estera”. La Germania prima dell’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022 era il principale acquirente e partner dell’industria energetica russa tanto da inviare a Mosca il Cancelliere uscente, cioé Schroeder; oggi è il principale acquirente di armi per arginare la stessa Mosca. Vatti a fidare della Germania unita.

Macron telefona a Putin perché Francia e Russia sono potenze nucleari, così cominciano a parlare di Iran per poi finire su Kiev. Questo aspetto - il nucleare - non va sottovalutato: Rosatom è quel che Gazprom è per il gas e Rosnef per il petrolio, con la differenza che sul nucleare non ci sono sanzioni. Anzi, a ben guardare, l’Unione europea ha tra le mani un dossier delicato sul raddoppio di potenza di una centrale in Ungheria su cui l’Austria aveva fatto opposizione per aiuti di Stato: già, perché la Ue aveva detto sì - prima dell’invasione ma con un atto burocratico non l’ha fermata dopo - al co-finanziamento russo, così che Mosca era ed è impegnata in quel progetto sia con l’hardware nucleare di Rosatom, sia con il braccio finanziario di GazpromBank. Per completezza aggiungiamo che il know-how di Rosatom - ad oggi - è presente oltre che in Ungheria anche in Finlandia, in Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria.

Macron questi dossier li conosce bene così ha colto la palla al balzo per mettersi al centro e far pesare il ruolo della Francia. Soprattutto ha chiaro che questa guerra o la si porta urgentemente sul tavolo della mediazione oppure ogni dose di tempo che avanza coinciderà con tenebre sempre più scure. Alla luce delle recenti dichiarazioni del governo ucraino di voler uscire dal trattato di Ottawa contro l’uso e la fabbricazione delle mine anti-uomo (Zelensky se lo ha annunciato è perché ha già pronti grandi quantitativi - che qualcuno ha venduto), molti esperti prevedono una escalation che potrebbe comprendere l’uso delle bombe sporche! Le cosiddette “bombe sporche” non sono propriamente un’arma nucleare ma possono contaminare le aree circostanti in quanto combinano esplosivi convenzionali con materiale radioattivo.

La combo riutilizzo delle mine anti-uomo e minaccia della bomba sporca dovrebbero mettere i veri leader nella condizione di leggere i fatti (guardando anche le responsabilità della Nata a guida americana) e provvedere ad una negoziazione. Questa guerra non può che finire mediando poiché l’opzione uccisione di Putin è meglio eliminarla dal tavolo. Il governo italiano avrebbe dovuto anticipare quel che adesso Macron ha intenzione di fare con gran senso machiavellico. Giorgia Meloni avrebbe dovuto afferrare l’ultima grande lezione di Berlusconi non solo rispetto a Putin ma rispetto alla filosofia con cui si muove Trump: il business è la bussola delle nuove relazioni internazionali. Dalla geopolitica alla geoeconomia.

L’Italia più della Francia aveva grandi rapporti di amicizia con la Russia e con Putin: ora siamo al punto che se Al Bano va a cantare a san Pietroburgo parte la fatwa e lo stesso sarebbe accaduto contro Totti se non fosse Totti (facile prendersela con Al Bano). Le relazioni con Mosca, dicevamo. Berlusconi seppe leggere le azioni della Nato a ridosso dei confini con la Russia avvertendo dei rischi; avremmo potuto metterci in una posizione di terzietà che non è ignavia ma politica. Dopo l’ultima escalation russa in Ucraina e dopo aver visto che Trump quando vuole chiudere un dossier lo chiude (vedi aumento spese militari Paesi europei nella Nato e vedi blitz militare in Iran in appoggio a Israele), è chiaro che l’America non ha intenzione di rompere con la Russia perché la considera indispensabile in diversi altri fronti (funzione anti-Cina, in testa), Macron ha pensato politicamente e ha capito che Kiev - così come fu usata dalla Nato - allo stesso modo dovrà accettare la negoziazione. Se la Meloni fosse stata più berlusconiana lo avrebbe capito.

È troppo tardi? No. Riapra immediatamente le relazioni sull’energia, dimostri di essere davvero una leader sovranista.

di Gianluigi Paragone

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