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Il grande bluff, Trump sgancia la bomba, l'Iran abbassa la testa, Netanyahu si fa bello, ma è tutto un teatrino

Altro che terza guerra mondiale. Quella tra Stati Uniti, Israele e Iran è stata una farsa ben orchestrata. Una guerra di cartapesta durata tre giorni, giusto il tempo per i leader coinvolti di incassare like, punti elettorali e plausi patriottici

25 Giugno 2025

Il grande bluff, Trump sgancia la bomba, l'Iran abbassa la testa, Netanyahu si fa bello, ma è tutto un teatrino

Netanyahu e Trump, fonte: imagoeconomica

Trump ha avuto la sua passerella da cowboy col bottone rosso facile. Netanyahu ha potuto dire al suo popolo che ha rimesso Teheran in ginocchio. E gli ayatollah? Pure loro hanno vinto, raccontando alle folle in piazza che "abbiamo resistito all'imperialismo" – anche se nel frattempo avevano fatto sparire il materiale radioattivo dal retrobottega. Un’operazione da illusionisti, con tanto di fumo, specchi e uranio ben nascosto.

Secondo fonti dell'intelligence occidentale, prima ancora che partisse il primo missile, Trump aveva già in tasca il semaforo verde degli ayatollah (che poi gli hanno restituito il favore con gli interessi durante il "telefonato" bombardamento iraniano della base americana in Qatar). Il tutto non ufficialmente, ovvio. Ma i canali diplomatici (quelli veri, quelli che passano da Oman, Qatar e da qualche ambasciata ombra) avevano già fatto tutto il lavoro sporco. Da Teheran, non a caso avevano già spostato gli impianti più delicati in qualche buco nel deserto. Israele? Uguale. Sapeva tutto. Ma quando Netanyahu è partito col contrattacco vero, The Donald s’è inalberato: “Ma che fate? Dovevamo solo giocare alla guerra!”

Trump aveva bisogno di un bel colpo di teatro per rilanciarsi in casa. Gaza? Un pantano. Ucraina? Impaludata. Dazi? Un boomerang. Proteste interne? Altro che MAGA, il paese sta ribollendo. Allora che fai? Attacchi l’Iran. Ma col trucco: pochi danni veri, tanta propaganda. Peccato che poi CNN e New York Times abbiano fatto saltare il banco: “Il programma nucleare non è stato annientato. Solo ritardato. Di qualche mese”. Cioè, tempo che si ricostruiscano le pareti e si riavvii la centrifuga.

La replica di Trump? Furiosa. “Fake news, sono loro i veri nemici del popolo!” Già sentita, vero? Intanto però i suoi generali si mordono la lingua: sanno che le centrali vere sono intatte. Ma tanto tra qualche settimana nessuno ne parlerà più.

Gli ayatollah escono sì indeboliti, ma non abbastanza da finire nella pattumiera della storia. Il regime change tanto sognato da Trump e Netanyahu – con minaccia annessa di “colpire Khamenei in persona” – è rimasto slogan da talk show.

Insomma: nessuno è morto (o quasi), tutti dichiarano vittoria. E i problemi? Rimasti sul tappeto, sotto al tappeto, e pure arrotolati nel tappeto. Come sempre. L’Iran continua ad arricchire uranio in segreto, Israele resta in allerta, gli USA si atteggiano a sceriffi ma con la pistola a salve.

La guerra era finta, ma le menzogne sono vere. E su quelle, da sempre, si costruiscono i consensi.

Di Ghost Dog

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