14 Maggio 2025
Ursula von der Leyen (Fonte: LaPresse)
Altri guai per Ursula Von der Leyen: il Tribunale Ue ha infatti ordinato alla Commissione europea di rivelare al New York Times, che ne aveva fatto formale richiesta, il contenuto dei messaggi intercorsi tra la presidente dell’esecutivo europeo con l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla. La decisione arriva dopo che la Commissione Ue, alla faccia dei principi sulla trasparenza, aveva negato con apposito atto alla giornalista del giornale americano di vedere la messaggistica tra i due in riferimento alle trattative che portarono al maxi accordo sui vaccini anti-Covid. Ecco, quell’atto ostile e arbitrario della Commissione europea è stato annullata dal Tribunale Ue accogliendo il ricorso del New York Times (unico grande giornale ad aver condotto questa battaglia senza mai mollarla: sarà mica un giornale No Vax?).
A questo punto le domande sono tante, ne metto in fila alcune.
In primis, cosa c’è di così riservato e segreto in quei messaggi? Mi spiego. Non ci sono segreti industriali in senso strettamente chimico perché il segreto industriale riguarda la composizione del farmaco e non rientra nelle negoziazioni: sarebbe come se chi vende la Coca Cola inserisse nel contratto la famosa ricetta segreta.
Potrebbe invece accadere che nella corrispondenza tra Pfizer e Commissione vi siano delle altre informazioni sensibili che non dovevano uscire. E che infatti sono state secretate tutte le volte che il parlamento europeo o quello italiano ne chiedevano conto. Io per esempio quando ricoprii la carica di senatore interrogai ripetutamente il ministro Speranza su quei contratti, senza mai e ripeto mai, ottenere una risposta, al di là delle mille chiacchiere sulla centralità del parlamento, sulla democrazia e blablabla vari di cui anche il presidente Mattarella è responsabile!
<Cosa mai ci può essere in quei contratti? Cosa ci vuoi trovare?>, mi canzonavano in quei mesi quando venivo considerato un becero e pericoloso NoVax, antiscienza, terrapiattista con l’anello al naso. <Lo vuoi capire o no che siamo in guerra col Covid, siamo in emergenza!>, cercavano di mettermi a tacere con la complicità dei conduttori (che ora commentano le guerre vere…). Debbo riconoscere alla allora presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che mai una volta - e ripeto mai una volta - mi ha negato la parola in aula rispetto alla mia contrarietà circa le misure del governo sulle vaccinazioni. E gliene sarò sempre riconoscente.
Torniamo allora alla domanda: cosa ci può essere scritto in quei contratti? Cosa possono essersi mai detti la Von Der Leyen con il ceo di Pfizer? Oggi possiamo affermare una volta di più e con certezza che qualcosa che noi non dobbiamo sapere c’è. Eccome se c’è! Non dovevamo saperlo allora, non dovremmo saperlo adesso vista la battaglia oscurantista dell’Europa! Altro che la trasparenza delle istituzioni e della scienza.
Provate a pensare se avessimo saputo allora, per esempio, che il vaccino dei miracoli non era poi così miracoloso nel senso che non proteggeva come ci dicevano. E come poi avrebbe detto in aula una dirigente Pfizer, ma non Bourla che - coperto da Ursula? - rifiutò sempre l’audizione. Magari quelle informazioni avrebbero condotto la Corte Costituzionale a non confermare le leggi del governo, no?
In quel periodo a Palazzo Chigi c’erano prima Conte e poi quel Draghi che ebbe a dire che chi non si vaccina si ammala e muore oppure chi non si vaccina si ammala contagia e fa morire. Ce lo siamo scordati? E ci siamo scordati del pressing a vaccinarsi? Da Mattarella a Papa Francesco? Ci siamo scordati delle misure compressive di altri diritti costituzionalmente garantiti, dalla libertà al lavoro, non esercitabili senza green pass vaccinale?
Ecco, magari in quello scambio di mail c’è scritto che il vaccino non immunizzava, che era una sperimentazione rispetto alla quale Pfizer, sebbene strapagata, non si assumeva alcuna responsabilità. Ed ecco che quindi la responsabilità della vaccinazione obbligatoria terminava in capo ai cittadini, sia quelli che non vedevano l’ora di concedere il braccio alla scienza prodigiosa che ci liberava dal virus oppressore, sia quelli che invece l’hanno fatto obtorto collo per andare a lavorare e tirar su lo stipendio che nei mesi precedenti era bloccato.
O magari in quel vaccino c’erano delle altre informazioni che non dovevano arrivare ai cittadini per non alimentare l’altra informazione, che così diventava “fake”. Ecco, le fake… Lo dicevo allora e lo ripeto oggi: le fake si combattono dando le informazioni, invece quelle informazioni ci erano negate. Anzi, la più colossale fake era della presidente e della Commissione tutta, inclusa la commissaria alla trasparenza, la quale si è permessa di dire che la disinformazione arrivava dalla Russia, era fatta per colpire l’Europa, e che quei messaggi sono stati cancellati perché non erano importanti. Che idiozia! In una burocrazia che ci chiede di conservare qualsiasi cosa, i messaggi per una trattativa miliardaria non dovevano essere conservati?
Potrebbe anche accadere che lì dentro ci sono messaggi che potrebbero ricondurre a sospetti di corruzione o di favori visto che il marito della Von Der Leyen lavorava nello stesso settore ricerca della tecnica con cui si compone quel vaccino.
Allora ripetiamo: COSA NON DOBBIAMO SAPERE, SIGNORA VON DER LEYEN?
Ce lo diranno presto quelle carte e se saranno sparite allora significa che dietro il Pfizergate c’è una truffa mondiale, che metterà la famosa scienza a nudo di fronte all’affarismo che ormai ha infettato la Medicina.
La Von Der Leyen era già stata sanzionata dalla giustizia europea prima di essere rinominata presidente della Commissione. Tutti sapevano di questa pesante ombra su di lei: la Von Der Leyen nascose e cancellò i messaggi alla stampa, ai cittadini e al parlamento. Quel parlamento che aveva cercato di aggirare anche poche settimane fa sulla delicata questione del riarmo, altro business da capogiro. Poi fanno la morale all’affarista Trump o alle democrature…
di Gianluigi Paragone
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