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Colloqui Usa-Iran a Roma, dialogo su nucleare e rimozione delle sanzioni, consigliere Khamenei: “Qui per accordo equilibrato, non per arrenderci”

A Roma, nella sede dell’ambasciata dell’Oman, il nuovo vertice tra Teheran e Washington. Sul tavolo la rimozione delle sanzioni e il nucleare. L’Iran chiede un “accordo equilibrato”

19 Aprile 2025

Nucleare, secondo round colloqui Usa-Iran sabato a Roma, sul tavolo: sanzioni e programma atomico, Aiea: "Teheran vicino alla bomba”

Fonte: X@tzvai_tracker

Si apre oggi a Roma il secondo round di colloqui sul programma nucleare iraniano tra Teheran e Washington. Sul tavolo anche la rimozione delle sanzioni. Dopo il primo incontro bilaterale avvenuto il 12 aprile scorso a Mascate, in Oman, le delegazioni si ritrovano a Roma, proprio nella sede dell’ambasciata dell’Oman per proseguire il difficile negoziato, con la mediazione di Muscat.

Colloqui Usa-Iran a Roma, sul tavolo il nucleare e la rimozione delle sanzioni imposte da Trump

L’obiettivo ufficiale dei colloqui è contenere l’escalation legata all’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, che ormai ha superato il limite del 60%, ben oltre quanto previsto dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo internazionale del 2015 dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente nel 2018, per volere dell’allora presidente Donald Trump.

L’attuale amministrazione statunitense ha mantenuto la linea dura, rilanciando la strategia di “massima pressione” con nuove sanzioni economiche e toni bellicosi. Il 5 marzo, Trump ha inviato una lettera alla Guida Suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, in cui ha espresso l’auspicio di riaprire un canale negoziale: “perché se dovremo intervenire militarmente, sarà una cosa terribile”. Il giorno seguente, il tycoon ha confermato pubblicamente la sua posizione, aggravando ulteriormente il clima diplomatico. Khamenei ha risposto senza ambiguità: l’Iran “risponderà a qualsiasi attacco con un attacco”.

Sul terreno dei colloqui, emergono profonde divergenze. L’inviato speciale USA per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha inizialmente aperto a un ritorno ai limiti dell’accordo del 2015, affermando che l’arricchimento al 3,67% “potrebbe essere un punto di convergenza”, ma ha poi chiarito che “un accordo con l’Iran sarà completato solo se sarà un accordo Trump”, raffreddando le speranze di compromesso.

Nel frattempo, Teheran continua a ribadire il proprio diritto all’uso pacifico dell’energia nucleare. Poco prima della sua partenza per Roma, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha dichiarato: "Le richieste dell'Iran nei colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti, inclusa la rimozione delle sanzioni, sono chiare: tuttavia, date le posizioni contraddittorie assunte da diversi funzionari statunitensi negli ultimi giorni, ci aspettiamo che la parte americana fornisca spiegazioni in merito e rimuova le gravi ambiguità relative alle intenzioni e alla serietà degli Stati Uniti".

Baghaei ha poi aggiunto: "L'Iran è determinato a preservare e far valere il suo diritto legale e legittimo all'uso dell'energia nucleare a fini pacifici, nel rispetto degli impegni assunti nel quadro internazionale riconosciuto".

Consigliere di Khamenei: “Qui per accordo equilibrato, non per arrenderci”

Sulla stessa linea si è espresso anche Ali Shamkhani, alto consigliere della Guida Suprema Khamenei, che ha scritto su X: "L'Iran è qui per raggiungere un accordo equilibrato, non per arrendersi". Shamkhani ha sottolineato che la delegazione iraniana "ha piena autorità per raggiungere un accordo globale", indicando come obiettivi prioritari "la revoca delle sanzioni, non il modello Libia/Emirati Arabi Uniti", spesso evocato da Israele. Ha poi ribadito: "Non ci sarà alcun accordo con l'America finché non cesseranno le minacce e Israele non verrà frenato".

L’incontro di Roma rappresenta un passaggio cruciale per capire se le parti siano davvero intenzionate a superare lo stallo o se, al contrario, lo scontro tornerà a inasprirsi. Con uno stock di uranio arricchito che, secondo l’AIEA, ha ormai raggiunto gli 8.294 kg, la preoccupazione internazionale cresce, sebbene non vi siano prove di un programma militare attivo. Come ha affermato il consigliere Ali Larijani in una recente intervista: “L’Iran ha la capacità tecnica di costruire armi nucleari”, ma non intende farlo, “a meno che USA o Israele ci attacchino. In quel caso, saremo costretti a cambiare approccio”.

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