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Trump e la "strategia della tensione economica": la via americana per l'autocrazia

Dietro le quinte della Casa Bianca, una strategia studiata per creare il caos e poi presentarsi come l'unico salvatore della patria

03 Aprile 2025

Dietro le quinte della Casa Bianca, tra briefing frenetici e dichiarazioni infuocate, si sta consumando un piano che potrebbe ridefinire gli equilibri della politica americana. Donald Trump, uomo d’affari e maestro della narrazione, sembra aver adottato una strategia ben precisa: creare il caos per poi proporsi come l’unica soluzione possibile. La sua politica dei dazi non è solo una misura economica aggressiva, ma uno strumento per innescare una crisi controllata, spingendo gli americani verso una scelta obbligata.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto dazi su una vasta gamma di prodotti, colpendo non solo la Cina, ma anche alleati storici come l’Unione Europea e il Canada. Il risultato? Un’impennata dei prezzi, tensioni nei mercati e un crescente senso di incertezza tra gli imprenditori. Se a prima vista potrebbe sembrare un azzardo privo di logica, in realtà la strategia appare chiara: esasperare la crisi per poi emergere come il leader capace di risolverla.

Questo copione ha precedenti nella storia. I dittatori e gli uomini forti sono spesso nati da periodi di grave crisi economica e sociale. Vladimir Putin consolidò il suo potere in Russia sfruttando il panico generato dagli attentati degli anni '90, presentandosi come l’unico in grado di riportare ordine e stabilità. Trump sembra voler seguire la stessa traiettoria, ma attraverso una crisi economica costruita a tavolino.

Alla Casa Bianca, le fonti raccontano di un presidente consapevole delle sue mosse, che non teme di giocare con il fuoco pur di ottenere il risultato desiderato. Nonostante gli avvertimenti degli economisti, che vedono nei dazi il rischio concreto di una recessione, Trump continua imperterrito. I suoi consiglieri più vicini sarebbero allineati con questa visione: un’America sotto pressione è più propensa a concedere pieni poteri al proprio leader.

La narrazione è già in atto: Trump dipinge se stesso come l’ultimo baluardo contro il declino, l’unico capace di affrontare le minacce esterne e interne. Le tensioni con la Cina, l’inflazione crescente e le difficoltà del mercato del lavoro potrebbero essere il trampolino perfetto per una sua richiesta di poteri straordinari piuttosto che per un terzo mandato alla Casa Bianca. Del resto, il suo linguaggio e la sua azione sono sempre più orientati verso l’idea di una presidenza forte, meno vincolata dai contrappesi istituzionali.

Il rischio, però, è evidente. Se gli americani cederanno alla paura e accetteranno l’idea che per uscire dalla crisi sia necessario sacrificare parte della democrazia, Trump potrebbe ottenere ciò che vuole: una leadership senza limiti. Il prezzo da pagare, tuttavia, sarebbe altissimo e irreversibile, con conseguenze non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intero ordine mondiale.

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