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Elon Musk e la grande ritirata dal governo Trump: la mossa strategica per salvare Tesla, non una scelta politica

Il CEO di Tesla ha chiesto di uscire dalla cerchia di Trump per proteggere le sue aziende dal crollo. Una mossa studiata, trasformata in spettacolo politico da Trump

02 Aprile 2025

Elon Musk e la grande ritirata dal governo Trump: la mossa strategica per salvare Tesla, non una scelta politica

Musk e Trump, fonte: imagoeconomica

Negli ultimi mesi, la tensione tra Elon Musk e l’amministrazione Trump era diventata insostenibile. Il genio visionario della Silicon Valley, abituato a muoversi tra affari e politica con l’abilità di un equilibrista, si era ritrovato impantanato in un conflitto di interessi che rischiava di travolgere le sue aziende. Tesla, in particolare, sembrava la più esposta. Il suo valore di mercato, da sempre sensibile alle turbolenze generate dalle uscite di Musk, subiva flessioni preoccupanti, mentre il marchio veniva associato sempre più ai dibattiti infuocati della politica americana.

Il problema era noto: Musk faceva parte della cerchia dei consiglieri di Trump e con un ruolo ufficiale per la riduzione dei costi nella pubblica amministrazione statunitense. Un ruolo che gli garantiva accesso diretto alla Casa Bianca e alle leve del potere, ma che al tempo stesso lo esponeva a critiche feroci. I clienti europei, già in parte infastiditi dalle sue posizioni su tematiche sensibili come l’intelligenza artificiale e la regolamentazione del settore automobilistico, iniziavano a voltargli le spalle. In Francia, Svezia e nei Paesi Bassi, le vendite di Tesla avevano subito un crollo verticale.

Di fronte a questa situazione, Musk ha deciso di intervenire con la rapidità e la spregiudicatezza che lo contraddistinguono. Nei corridoi del potere di Washington si racconta che sia stato lui a chiedere a Trump di metterlo da parte. Un passo indietro strategico per salvaguardare il futuro delle sue aziende e recuperare il consenso perduto. Trump, che di certo non aveva interesse a essere visto come un ostacolo per Musk, ha accolto la richiesta con una mossa teatrale: ha fatto trapelare la notizia che fosse stato lui a scaricare Musk, in un gioco di specchi tipico della politica americana.

Ma la realtà, secondo fonti vicine all’imprenditore, è ben diversa. Musk non è stato cacciato: ha scelto di andarsene. Un’uscita studiata, necessaria per spegnere le polemiche e riconquistare investitori e clienti. Da Palo Alto, i vertici di Tesla hanno osservato la manovra con sollievo. Gli analisti prevedono ora una fase di ristrutturazione dell’immagine aziendale, con Musk che potrebbe tornare a concentrarsi su ciò che gli riesce meglio: rivoluzionare il futuro della mobilità elettrica senza le distrazioni della politica.

Resta da capire se questa mossa sarà sufficiente per fermare l’emorragia di vendite e convincere il mercato che Tesla può ancora essere l’azienda simbolo dell’innovazione sostenibile. Per ora, Musk sembra aver scelto la strada della ritirata strategica, ma nel suo stile inconfondibile: non una fuga, bensì una manovra per rilanciarsi.

Di Ghost Dog

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