21 Marzo 2025
Ursula von der Leyen (fonte foto Lapresse)
Molto probabilmente cambieranno il nome, come fanno i truffatori professionisti. E il RearmEu potrà virare sulla sicurezza. Oppure ancora i parolai potrebbero compiere un altro gioco di prestigio visto che i sondaggi dicono chiaramente che gli europei - italiani in testa - non ne vogliono sapere di guerre, di armi, di carri armati e di burocrati truffaldini che si mettono l’elmetto in testa per apparire meno mentecatti di quel che sono. Così l’imbarazzante e vergognoso RearmEu potrebbe chiamarsi Readiness 2030, cioé Pronti al 2030. Pronti a cosa? Ad armare i cannoni del debito. Al netto delle contorsioni linguistiche il succo della questione resta che l’Unione europea - quella che “Grazie all’euro non avremo più guerre” - sta dicendo agli Stati membri di indebitarsi per le armi senza badare troppo alle spese. Voi spendete, poi ci mettiamo d’accordo sul conto. E questa è una COLOSSALE TRUFFA!
E lo dico chiaramente: con questo indebitamento saremo più esposti al cinismo dei mercati finanziari che alle presunte mire espansionistiche di Putin in Europa. In tutti questi anni di eurofollia infatti i mercati hanno stritolato le democrazie (vi siete dimenticati la famosa lettera spedita a Berlusconi con tanto di foglio di via per far posto a Mario Monti e all’agenda Troika?); non hanno avuto pietà verso i cittadini greci (loro per tutti) con il programma Salva Stati; hanno chiamato i Paesi del mediterraneo Piigs; e non mollano la mostruosa macchina del Mes che il governo italiano ha inceppato ma che Bruxelles spinge prima con la sanità e ora con le armi, che non sono esattamente la stessa cosa. I mercati e la tirannia dolce del debito l’abbiamo vista azzannare gli Stati sovrani coi loro compiti a casa da fare, soprattutto finalizzati a distruggere il welfare, la sanità e i servizi essenziali dove lo Stato dovrebbe esserci. E allora Putin? Putin ha invaso l’Ucraina come cinicamente anticipò senza doppi giochi. Putin parlò chiaro nella conferenza di Monaco nel 2007, dicendo senza giri di parole che avrebbe ricostruito la sfera d’influenza sovietica e zarista, quindi che non avrebbe accettato ciò che Papa Francesco successivamente avrebbe descritto come l’abbaiare della Nato alle porte della Russia. Putin non ha mai detto che avrebbe voluto invadere l’Europa o arrivare a Lisbona come pure qualcuno si è avventurato ad affermare. L’Europa ha sempre saputo cosa avrebbe fatto Putin, tant’è che dopo quel 2007 a Monaco vennero la Georgia nel 2008 e l’annessione della Crimea nel 2014.
I volenterosi si indignarono? Bruxelles alzò le barricate? L’Unione si armò contro il pericolo russo? Macché. L’Europa ha proseguito nella sua tesi neoliberista liberalizzando a più non posso il mercato dell’energia e l’Italia con Enrico Letta si mostrò solerte a facilitare questa liberalizzazione. Di più, l’Europa si impegnò con contratti a lungo termine sulle forniture di gas e di petrolio. Costruì il gasdotto a nord e affidò le chiavi della infrastruttura al Cancelliere uscente, Schroeder. Non contenti, dopo la guerra in Crimea, fecero pure il raddoppio del Northstream. Perché con Putin gli affari erano fondamentali: a noi tutta l’energia che ci serviva a prezzi convenientissimi, a lui la “liquidità” per rifare militarmente la grande Russia. Come da sua ambizione. Quello che oggi fa Trump con Putin, lo fece già l’Europa (Germania in primis). Ora ci indebiteremo per fargli la guerra? Ma mi faccia il piacere. Coi nuovi debiti che andremo a fare per armarci, la guerra ce la faranno i mercati finanziari. Altro che Putin.
Di Gianluigi Paragone
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia