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Il metodo Trump: costringe Zelensky a piegarsi, e l'Europa ad accettare il realismo sulla divisione dell'Ucraina

Ormai si accetta che la trattativa partirà dal congelamento della situazione sul terreno, a prescindere dalle dichiarazioni di principio

06 Marzo 2025

Il metodo Trump: costringe Zelensky a piegarsi, e l'Europa ad accettare il realismo sulla divisione dell'Ucraina

Trump e Zelensky, fonte: imagoeconomica

Nella forma, il metodo seguito dal presidente americano Donald Trump in queste settimane fa inorridire l'opposizione interna e anche mezza Europa. Molti dei leader del Vecchio Continente si sono indignati pubblicamente per il modo in cui è stato trattato il presidente ucraino nell'incontro nello Studio Ovale e, in generale, per l'approccio poco diplomatico della nuova amministrazione verso paesi considerati alleati da molti decenni.

Nella sostanza, però, è evidente che il metodo del tycoon sta funzionando, almeno in parte. Volodymyr Zelensky ha pensato di poter influenzare Trump, tentando di "correggere" le sue affermazioni in merito all'affidabilità di Vladimir Putin. È finita male, con una lite in pubblico, del tipo che normalmente avverrebbe solo dietro le quinte. Ha incassato subito la solidarietà di numerosi leader europei, ma entro pochi giorni ha dovuto mettere da parte l'orgoglio e dichiarare la sua disponibilità a firmare l'accordo sulle risorse minerarie, che era stato messo in forse dallo scontro a Washington.

Ha poi cercato di anticipare la prossima mossa di Trump, proponendo una sorta di cessate il fuoco, consistente nel fermare gli attacchi con missili e droni, attuare una tregua nei mari e rilasciare i prigionieri di guerra. Non è cosa da poco: di fatto, l'Ucraina accetta l'idea che si debba congelare il conflitto e poi cominciare a trattare, senza porre condizioni in anticipo. È questo l'approccio a cui Zelensky si opponeva nello Studio Ovale e che manda in escandescenza i sostenitori più convinti dell'Ucraina. Si sostiene che permettere a Putin di mantenere il controllo dei territori del Donbass rappresenterebbe una sorta di resa.

La realtà, invece, è che non si vede un'alternativa realistica a questo esito, a meno che i paesi occidentali non siano disposti a mandare le loro truppe in Ucraina e a impegnare le loro armi avanzate (con il rischio, però, di non averne più entro breve tempo). Gli USA hanno sempre dichiarato apertamente – fin dall'inizio, anche con Joe Biden – la loro intenzione di evitare uno scontro diretto con la Russia. Gli europei ora fanno la voce grossa, ma ovviamente nessuno pensa davvero di fare la guerra a Mosca.

A questo punto, occorre riconoscere che la conversazione è cambiata in modo decisivo: al netto di un'ulteriore fuga in avanti di Londra e Parigi – improbabile, nonostante i rigurgiti degli istinti da potenze imperiali che non riescono a sottrarsi al Grande Gioco contro la Russia – è chiaro che la prossima trattativa avverrà sulla base impostata da Trump. Putin si terrà le zone che, comunque, sono filorusse, mentre circa l'80% dell'Ucraina rimarrà un paese indipendente e sempre più vicino all'Occidente, pur senza entrare formalmente nella NATO.

Si dovrà trattare sui confini esatti – anche perché l'Ucraina detiene ancora un piccolo pezzo di territorio russo – e poi su come rafforzare le difese di Kiev per il futuro. Ma tutta l'indignazione delle ultime settimane si rivela per quello che era: aria fritta per atteggiarsi a difensori dei valori occidentali, ignorando non solo la realtà sul terreno, ma anche le contraddizioni dello stesso Occidente nel conflitto in Ucraina. Guardando la situazione dall'alto, vediamo che è stato proprio il metodo di Trump, aggressivo e antipatico, a raggiungere questo risultato.

Di Andrew Spannaus

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