Su Sergio Mattarella continuo a evitare ogni commento: il vilipendio è reato e mi vieta di soddisfare la gran voglia che ho di scrivere ciò che penso.
Su Donald Trump giusto due parole: trovo osceno che il Presidente della nazione che ha portato avanti il folle progetto imperialista di estendere l’impero ai confini della Federazione Russa ora scarichi le proprie responsabilità sugli europei.
Ripeto (e ne ho la nausea) che ero a Euromaidan nell’inverno 2013/2014. All’interno della barricata vidi Victoria Nuland e John McCain accanto ai neonazisti protetti dai mercenari (in buona parte georgiani) pagati in dollari. L’ho scritto mille volte e oggi – proprio grazie alla trasparenza dell’Amministrazione Trump - nessuno può più smentirmi: è la pura verità.
Poi ci fu la strage di Odessa, gli angeli di Donestsk (bambini uccisi dai kantiani della Azov) eccetera eccetera.
Da avvocato internazionalista, ho mal digerito sia la palese presa in giro degli accordi di Minsk sia l’invasione russa. Ho trovato del tutto esecrabile il ricorso al terrorismo di Stato (a proposito del sabotaggio del Nord Stream, ma soprattutto a proposito dell’assassinio di Dar’ja Dugina). Ho trovato sanzionabile (ma da parte di quale organismo internazionale?) l’invio all’Ucraina di armi vietate dalle convenzioni internazionali (bombe a grappolo, munizioni al fosforo, armi biologiche, mine antiuomo eccetera).
Su Vladimir Putin ho un’opinione molto diversa da molti commentatori. Forse sarà perché ho viaggiato in Russia e in Ucraina, ma ritengo che il suo merito storico sia quello di avere affermato la supremazia della politica sull’economia (ridimensionando il potere degli oligarchi). La sua visione ha impedito il compimento del disegno della finanza statunitense di costringere la Federazione Russa all’indebitamento verso le istituzioni finanziarie internazionali. Putin ha messo fine ai tempi in cui – grazie a politici come Boris Eltsin ed Egor Gajdar – la Federazione Russa sembrava destinata al ruolo di terra di conquista per l’impero americano.
Vladimir Putin – almeno sotto questo punto di vista – è lo statista che ha salvato il suo Paese.
Non esiste alcuna volontà di Putin di invadere l’Europa. Chi affermi il contrario è semplicemente o un idiota o in malafede.
Detto tutto questo, non trovo nulla di strano che il Presidente della nazione che ha destabilizzato l’Ucraina, finanziato l’ascesa al potere di una cricca di nazionalisti con lo scopo dichiarato di fronteggiare la Federazione Russa e “fottere l’Europa” (memorabile il Fuck the EU di Victoria Nuland), tracciato la linea politica (sanzioni, invio di armi, invio di osservatori, addestramento dell’esercito ucraino in patria e all’estero, ricorso al terrorismo, alla corruzione, alla mistificazione eccetera eccetera) si assuma la responsabilità di porre fine alla guerra.
I leader europei, nel frattempo, hanno un problema: hanno consentito che la mistificazione li facesse apparire dalla parete giusta della Storia, come possono ora fare un’inversione a U senza perdere il consenso popolare?
“Abbiamo sbagliato ma forse ci conviene continuare a raccontare la nostra versione dei fatti…”. Credo che questa sia la frase che si ripetono Macron e Scholz. Starmer è un’altra cosa: uomo di BlackRock (che ha enormi interessi in Ucraina), obbedirà ai suoi padroni fino alla fine.
Intanto l’Italia – more solito – sta con tutti: vogliamoci bene, un bacetto da Biden, un abbraccio a Mar del Lago: insomma, la solita puttana del gruppo.
Così l’obiettivo degli Stati Uniti è raggiunto facilmente: addebitare le colpe della guerra all’Europa, scaricare tutti i costi sugli alleati, prendersi una bella fetta di quella povera cosa che è l’Ucraina (e le terre rare, proteggendo gli investimenti di BlackRock), spingere il confine fino alla Federazione Russa, mantenendo o forse persino aumentando l’influenza dell’impero.
Forse – tutto considerato – sarebbe opportuno che almeno il simbolo imperiale - l’aquila testabianca - venisse sostituito da un avvoltoio saprofago.
di Alfredo Tocchi, 20 febbraio 2025