14 Febbraio 2025
Kennedy Jr e Gabbard
Due dei personaggi più controversi scelti da Donald Trump per il suo gabinetto sono stati confermati dal Senato questa settimana: Robert F. Kennedy Jr. alla Sanità e Tulsi Gabbard all'Intelligence. Si tratta di nomine che hanno destato numerose critiche, aprendo a dubbi sulla possibilità che arrivassero fino in fondo. Alla fine, però, la resistenza all'interno del Partito Repubblicano si è sciolta, mostrando una sostanziale paura di mettere i bastoni tra le ruote a Trump nella costruzione della nuova amministrazione.
Inizialmente, sembrava che le cose potessero andare in un'altra direzione. Quando, prima dell'insediamento, il Tycoon ha annunciato la nomina di Matt Gaetz alla Giustizia, è bastata una settimana per costringere il deputato della Florida a ritirarsi. Trump lo considerava ottimale per i suoi obiettivi di rivalsa dopo le numerose incriminazioni nei suoi confronti nel 2024, ma ha pesato l'inchiesta della Camera dei Rappresentanti riguardante il comportamento sessuale e l'uso di droghe da parte di Gaetz.
Questa battuta d'arresto aveva sollevato speranze tra gli oppositori di Trump, i quali credevano che i repubblicani più moderati a Washington potessero mettere un freno agli istinti più aggressivi del nuovo presidente. Tant’è che il Tycoon aveva minacciato di utilizzare i recess appointments, ovvero di sfruttare il meccanismo previsto dalla Costituzione per bypassare il Congresso con nomine temporanee durante una pausa legislativa. I senatori hanno fatto subito capire che non si sarebbero prestati al gioco e, quindi, sembrava tutto pronto per una sfida all'ultimo voto nel caso delle figure più discusse, come Kennedy e Gabbard, ma anche Pete Hegseth alla Difesa e Kash Patel all'FBI.
La conferma di Hegseth è stato il primo vero test. Sembrava che almeno tre senatori repubblicani fossero pronti a votare contro, un numero sufficiente per bocciarlo. Invece, alla fine, Hegseth ha superato le accuse di abuso di alcol e di molestie sessuali, ottenendo l’approvazione per un singolo voto. È stato un esito inusuale dal punto di vista storico, visto che, di solito, i segretari alla Difesa raccolgono un ampio sostegno bipartisan. Il segretario uscente Lloyd Austin, per esempio, era stato confermato con 93 voti su 100.
A quel punto è diventato chiaro che non c'era una volontà sufficiente per contrastare Trump. Per le nomine successive, perfino le senatrici considerate più moderate, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell'Alaska, si sono convinte che fosse meglio lasciar correre per non attirare l'ira del movimento MAGA. Alla fine, soltanto il vecchio Mitch McConnell, ex capo della maggioranza repubblicana e in precedenza spietato promotore delle priorità del partito, ha deciso di esprimere un voto di principio contro figure che ritiene poco preparate per un ruolo istituzionale. Anche il senatore Bill Cassidy della Louisiana, medico che si era espresso in termini netti contro RFK Jr., noto scettico sui vaccini, si è infine allineato alla Casa Bianca.
Ora gli USA si trovano con una serie di figure di nuovo tipo nelle istituzioni. Le posizioni poco ortodosse di Kennedy sollevano dubbi sul futuro della sanità pubblica, ora sotto la sua gestione. Tuttavia, è anche un nemico giurato delle grandi società farmaceutiche e ha dichiarato la sua intenzione di "rendere l'America sana di nuovo", puntando a contrastare l’eccessivo utilizzo di sostanze chimiche e la diffusione dei cibi ultraprocessati nel Paese.
Gabbard è stata molto criticata per il suo atteggiamento aperto nei confronti di leader come Vladimir Putin e Bashar al-Assad. Per questo, le istituzioni della sicurezza nazionale erano fortemente contrarie alla sua nomina. Anche in questo caso si profila, dunque, una scossa all'establishment, con una figura che ha espresso la volontà di cambiare nettamente la politica estera degli Stati Uniti degli ultimi anni.
Con la conferma delle scelte di Trump per il gabinetto si aprono dei rischi, a causa dei metodi imprevedibili del nuovo presidente e della sua mancanza di rispetto per le norme e la prassi di Washington; ma si presenta anche la possibilità di cambiamenti profondi nella sostanza delle politiche americane.
di Andrew Spannaus
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